La Ragazza di Neve, un altro successo “Fabricado en Espana”

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Pochi giorni mi è capitato di guadare Infecto, un film per la tv spagnolo che è presente su Netflix. Un’occasione mancata nonostante la fotografia e la scenografia delle Asturie proprio vicino Oviedo. Il setting durante l’inizio della pandemia con degli omicidi rituali però non decolla Un gran peccato. Mi sono detto, però, quanto negli ultimi anni la serialità spagnola sia arrivata sui nostri schermi grazie alla piattaforma di streaming. Una volta la Spagna era Almodovar, l’erotismo di Bigas Luna, Alex de la Iglesia, Alejandro Amenabar e Fernando Trueba, che come Pedrito vinse un oscar. Certo poi per noi che il cinema lo amiamo da quando eravamo in pancia,  il cinema spagnolo è il maestro Bunuel e su questo non si discute. Però al livello di serialità la Spagna non è mai stata forte, nonostante la lingua spagnola si sia diffusa grazie al fenomeno telenovelas dell’America Latina, a parte le brasiliane in lingua portoghese. Grecia Colmenares con Topazio e prima ancora Veronica Castro con la mitica Anche i ricchi piangono sono stati successi mondiali. Non c’era ancora nulla di quel livello che fosse Fabricando en Espana.

Chissà se è stato per caso o perché forse era arrivato il momento, eppure mi immagino che un certo Professore abbia aperto le porte ad una vera e propria ondata di fiction spagnola che ha invaso tutti gli schermi del globo: La Casa de Papel o, in lingua italiana, La Casa di Carta. Dal 2017, anno della messa in onda della prima stagione, il successo di questa serie è globale e totalmente inaspettato addirittura per i suoi creatori. Pensate che neanche loro avevano pensato ad una seconda stagione e alla fine ne hanno realizzate cinque, chiudendo nel 2021. Certo la differenza qualitativa si nota e c’è scarto fra la prima e le stagioni successive, ma il professore, Berlino e le altre “città” hanno aperto la strada alla Spagna più delle furie rosse della nazionale di calcio.

Uno delle ultime arrivate, su Netflix, piattaforma che sembra avere un legame stretto con la penisola iberica è La Ragazza di Neve, serie che è la più vista nel nostro paese.  È il 5 gennaio 2010. Nella città andalusa come in tutta la Spagna è la giornata della Cabalgada de los Reyes Magos, una parata in cui tre personaggi vestiti da Re Magi lanciano dolciumi e caramelle ai più piccoli. Tra i bambini che assistono alla sfilata c’è anche Amaya Martín, una bimba di tre anni che in quel giorno di festa scompare da un momento all’altro lasciando nello sconforto i genitori. Il tentativo di ritrovare Amaya sarà al centro di un’indagine che si dipanerà per più di dieci anni, grazie anche alla testardaggine di Miren, una giornalista decisa a non mollare il caso. La ragazza di neve è una classica serie che si muove al confine fra il thriller e il giallo, ispirandosi piuttosto chiaramente a casi di cronaca realmente accaduti. Lo show è però soprattutto prima di ogni cosa l’adattamento piuttosto fedele di un bestseller omonimo, capace di appassionare in patria e all’estero.

L’autore del libro è Javier Catillo, seguitissimo autore malagueño. Lo scrittore può infatti vantarsi di avere venduto oltre un milione di copie nel mondo con le sue opere tradotte ormai in ben 60 lingue. Castillo ha seguito da vicino questa trasposizione sullo schermo di uno dei suoi lavori più famosi, avallando le piccole-grandi differenze che permangono tra libro e prodotto televisivo. Il più grande cambiamento rispetto a quanto scritto sulla pagina è facilmente riscontrabile già all’inizio della serie. La ragazza di neve non è infatti più ambientata a New York ma bensì in Spagna, facendo spostare anche l’evento scatenante della scomparsa della bambina durante la Cabalgada de los Reyes Magos a Malaga e non più durante la tradizionale parata del Ringraziamento sulle strade della Grande Mela. Il rapimento di Amaya (che in origine si chiamava Keira) cambia collocazione poi anche nella linea temporale, accadendo nel 2010 e non più nel 1998, una scelta che porta fatalmente avanti tutti gli eventi. Durante tutto il lungo arco narrativo coperto dalla storia una sola cosa rimarrà sempre uguale: la decisione da parte di Miren nel cercare di capire cosa è davvero successo ad Amaya. Una caparbietà che all’inizio pare quasi ai limiti dell’inspiegabile ma che poi ci apparirà piano piano quasi logica, soprattutto dopo aver scoperto le ferite nascoste nel passato della protagonista.

La serie diretta da David Ulloa e Laura Alvea vive del continuo confronto tra tre donne diverse come la detective Belén Millán, la mamma della bambina Ana Martín e appunto Miren. Questo triangolo tutto al femminile vive spinto dalla comune voglia da parte di tutte le componenti di aggiungere un altro lato, un altro punto di vista alla storia: quello della giovanissima Amaya (che forse riapparirà più avanti). Molto del fascino dello show è dovuto anche all’intensa interpretazione di Milena Smit Márquez, la Ana di Madres Parallelas di Pedro Almodóvar. La giovane attrice già candidata al premio Goya qui lavora per sottrazione, lasciando intendere solo con il suo sguardo tutti i turbamenti e i traumi con cui deve convivere Miren. La ragazza di neve è la storia di un rompicapo che si scioglie molto lentamente, come certe coltri bianche d’inverno. Va solo capito se vorremo davvero guadare alla fine ciò che emergerà una volta che il bianco manto sarà diventato, col tempo, solo un ricordo.

 

SKY ROJO: Un bordello da vedere

 

Dal creatore de La casa di Carta, di Vis a Vis e White Lines, Alex Pina, arriva una serie ambientata in Spagna con una trama tutta al femminile. Coral (Verónica Sánchez), Wendy (Lali Espósito) e Gina (Yany Prado) stanno scappando dallo strip club ”Le Spose di Tenerife” dopo aver quasi ucciso il loro capo. I vibranti e intensi episodi di mezz’ora di Sky Rojo finiscono tutti in un cliffhanger è quindi impossibile non divorare questa serie. La storia partiva come la cronaca dello sfruttamento delle tre protagoniste e delle altre prostitute di un bordello appostato nel nulla in quel di Tenerife, per diventare presto un trafelato e grottesco noir incentrato sulla fuga del trio con un malloppo da quattro milioni di euro e gli sgherri del pappone Romeo alle calcagna. Una serie ora arrivata alla terza stagione che meriterebbe più attenzione.