La dittatura della nostalgia

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Io ho paura dei nostalgici. Io ho paura di chi fa del sentimento della nostalgia un’ideologia e un programma politico.
Si tratta di una tipica evoluzione del pensiero che avviene andando avanti con gli anni, ma ora vediamo truppe di giovani pronte e armate a favore dell’ideale della nostalgia. Il grande poeta e scrittore portoghese Fernando Pessoa scrisse: Non c’è nostalgia più dolorosa di quella delle cose che non sono mai state!

Il dolore del ritorno


La nostalgia è una bellissima emozione, un termine composto che viene dal greco e significa “dolore del ritorno”. Un sentimento difficile, complesso che spesso impegna tutto il sentire di una persona e lo fa riflettere su quello che è stato il suo passato e su quello che magari poteva essere.
Altre due sono le citazioni che amo moltissimo riguardo la nostalgia: la prima è di Guimaraes Rosa, il grande autore brasiliano che scrisse Il Grande Sertao e che dice: Ogni nostalgia è una specie di vecchiaia.
L’altra è di Emil Cioran e dice: La nostalgia, più di ogni altra cosa, ci dà il brivido della nostra imperfezione.
(Particolare come la lingua portoghese, che è quella del Brasile, abbia in sé un senso del ritmo tipicamente nostalgico, non dimentichiamo quanto certi ritmi come la bossanova abbiano in sé questo senso della lentezza.)

Tutti a volte “soffriamo” di nostalgia, ci perdiamo nei nostri pensieri e nelle nostre fantasie. A volte le usiamo per affrontare alcuni nodi della nostra vita, a volte è un divertissement fine a se stesso. Va tutto bene.
Però da troppo tempo la nostalgia sta prendendo sempre di più il ruolo di ideologia e quindi di programma politico. Non parlo solamente della malattia sovranista – purtroppo sempre più contagiosa – ma di qualcosa di più infestante.

Gutenberg Bastardo!


Stanno chiudendo le librerie. E’ triste, lo ammetto. Soprattutto perché chiudono posti che magari abbiamo frequentato quando eravamo più giovani. Si dice che la colpa sia di Amazon perché la gente compra online i libri, per non parlare di quei monatti – i portatori della peste – che leggono gli ebook! (Sono uno di loro). Chi difese però gli amanuensi contro la diabolica invenzione della stampa di Gutenberg? Cosa hanno fatto tutti quei monaci che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza la loro occupazioni principale? Non mi sembra che nessuno possa difendere un punto di vista del genere.
Battute a parte incolpare Amazon e Bezos per la chiusura delle librerie e non voler accettare un cambiamento epocale che è molto più vasto! Tutte le grandi mutazioni non sono indolore, assolutamente, hanno vittime e in sé tanti altri cambiamenti. Poi è abbastanza divertente leggere le critiche ad Amazon e la difesa dei libri su post scritti sui social da smartphone e tablet, magari anche da chi poi si batte per un economia sempre più green!

Non pensare alle librerie se presto bruceranno i libri

Inoltre c’è qualcosa di molto più pericoloso oggi: l’odio verso la cultura e l’informazione. C’è un clima d’odio sempre più palpabile è chi si informa e chi propone il sapere e la cultura come valore è visto o come un pazzo scellerato oppure come qualcuno che ha intenzionati di fregarti .- o peggio fotterti. Siamo in piena post-verità, espressione con la quale si indica quanto i fatti siano totalmente irrilevanti nello stabilire la realtà, ma piuttosto il grado di reputation e di engagement di chi lo dice. Oggi si fa un sondaggio su tutto, presto anche per stabilire il colpevole di un furto, piuttosto che condurre un’indagine! Questo fa paura! La continua spinta sull’emotività a discapito della logica e della razionalità spingono sempre di più verso altra violenza! Mi dispiace per le librerie che chiudono, ma presto qui potremmo vedere di nuovo gente che brucia in piazza i libri proprio come durante l’ascesa del nazismo o l’inquisizione!

Il dovere di affrontare il passato senza rincorrere e ricorrere alla nostalgia

Altro atteggiamento è il rifiuto dell’analisi del passato, come sta succedendo dopo l’uscita del film di Gianni Amelio Hammamet sull’ultimo periodo di vita di Bettino Craxi. Sono passati ormai 20 anni dalla morte del segretario del partito socialista italiano ed esponente principale del famoso CAF, acronimo con cui s’intendeva lo scellerato patto di potere Craxi Andreotti Forlani. Il film è complesso e ha una spendida interpretazione di Pierfrancesco Favino. Non è questo che mi preme sottolineare. Al di là dei giudizi personali credo che sia importante affrontare con lucidità e con distanza razionale un periodo storico che comunque ha segnato e generato il momento che stiamo vivendo. Neanche qui si può vivere sui due poli opposti fra chi dice che allora “stavamo benissimo” e chi dice che il solo parlarne vuole dire riabilitare quel periodo! Quel sistema era destinato a morire, in sé aveva già tutti i semi del suo fallimento e non tutti godevano di quei privilegi di cui si parla! D’altra però non affrontare il passato equivale a dare sempre più armi alla nostalgia, a parlare di un’epoca lontana in cui eravamo rispettati in tutto il mondo, i treni arrivavano in orario e tante altre belle cose che non sono mai esistite se non nella fantasia.