La Confusione dei Numeri Social

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La Confusione dei Numeri Social

E' uscito un nuovo libro sui social media, Meglio il resoconto di uno sforzo, sicuramente apprezzabile, di monitorare tutti le "espressioni social" durante la campagna elettorale per le politiche italiana del 2013. Si chiama Social winner: Come la rete ha giocato un ruolo decisivo nelle elezioni 2013, a cura di Riccardo Luna e Marco Pratellesi.

Fuga Steampunk e Ritorno Social

Il libro lo prendo perché uno dei contributor mi scrive in privato e mi chiede cosa ne penso. Tanto è anche gratis su Amazon, quindi me lo trovo sul mio vecchio Kindle, quello ancora con solo i bottoni, in un attimo. Parto, perché a Cittadella (PD, come sigla geografica e non politica) c'è lo Steamcamp, un bellissimo evento sul mondo Steampunk in cui sono coinvolto. Mi diverto moltissimo, conosco persone in gambe e simpatiche che condividono progetti e idee. Torno domenica sera e non riesco neanche a votare per le primarie del futuro sindaco di Roma – in realtà non ne avevo la minima voglia.
Comunque lunedì mattina mi trovo il post di Giovanni Scrofani che ne parla. Luci ed Ombre dice il mentore di Gilda 35 e va giù duro sulle analisi fatte. Riprendo la lettura che inizia con una sorta di introduzione di Luna.

Premetto che a me non piace Riccardo Luna, trovo che le sue conclusioni siano sempre poco approfondite, poi la storia di Internet Premio Nobel per la Pace è stata una campagna marketing ridicola, più altre cose che successivamente ha fatto che non mi hanno mai convinto, poi ha una storia direi poco trasparente, ma questo conta molto meno.

La Confusione dei Numeri Social

La Strategia dell'Assenza

Mi soffermo su un capitolo che racconta dello #tsunamitour e dell'ascesa di Beppe Grillo e del m5s. Era impensabile che non ci fosse. Il succo è che Grillo e i suoi hanno vinto senza la tv, solo grazie alla rete e alle piazze. No. Qui non ci siamo proprio.

  1. Manca il dato su quante volte è stato nominato Grillo durante la campagna elettorale da parte dei media tradizionali (stampa, radio, tv),
  2. Manca il dato di quanto i concorrenti del cinquestelle abbiano parlato di Grillo&Co. durante la loro campagna,
  3. Manca anche il dato di quanto i media tradizionali abbiano coperto i tweet e le impression dei social e della rete.

Una mole di dati enorme che non viene calcolata. Come ci si dimentica della demografia geografica di questo paese, oppure della dieta mediatica degli italiani.

Io la campagna di Grillo e m5s l'ho visto proprio come la strategia dell'assenza. Il comico e Casaleggio hanno rifiutato il confronto coi media tradizionali, tralasciamo il giudizio morale o etico su questo punto, e si sono fatti inseguire per tutta la penisola. Avevano paura? Non avevano argomenti? Sicuri, o piuttosto non era il miglior modo per farsi inseguire, desiderare, per generare una curiosità virale che li differenziasse dagli altri? Così è stato e c'era più copertura durante l'attraversamento dello Stretto di Sicilia a nuoto che durante lo sbarco in Normandia! Tutto questo conta, soprattutto in una strategia di attacco frontale, reificato nel corpo del Grillo Furioso con attorno i candidati cinquestelle disposti come bodyguard. Anche la presenza di una voce, una e una sola, ha impedito qualsiasi fraintendimento, dopo l'affaire Favia, e rafforzato

La Confusione dei Numeri Social

Di cosa parliamo quando parliamo di Hashtag

Una parte del libro è dedicata al racconto degli hashtag più seguiti, attivi, curiosi e divertenti. Non sono analisi, sono descrizioni, molti dal punto di vista solo numerico, si poteva fare di più, soprattutto vista la mole di dati in possesso. Forse la questione è proprio sui presenti Big Data, che sembrano oramai dimenticati anche dal mercato oltre che dalla teoria. Basta leggere qualche articolo come questo di FastCoDesign o quello di Wired UK o ancora di Forbes.

Due considerazioni su questo. La prima è che gli hashtag sono un atto volontario, molto più di un tweet normale. Un utente che metti un hashtag vuole partecipare, qualunque sia il motivo – lasciare un'opinione, partecipare, vedere il suo tweet su un sito o su un giornale, essere ripreso da Twit&Shout, ecc. – non c'interessa in questa sede. Però è una partecipazione che travalica la sola intenzione di partecipazione politica, ma si innesca in altre dinamiche. L'unico che nel libro lo sottolinea, e gliene do merito, è Matteo G. Flora di The Fool, coinvolto nella ricerca, che sottolinea come alla fine siamo sempre umani. Variabile che andrebbe presa come navigatrice quando si parla di social network e della loro analisi che non può tralasciare l'aspetto antropologico.
Altra considerazione è quella dei Big Data. Se non andiamo verso una chirurgia di questo mare magnun, quindi non otteniamo dei micro data (non quelli della sintassi HTML), siamo sicuri di saperli governare, siamo davvero convinti che siano utili? Che ci facciamo? Se il data mining non ritorna il vero centro della questione dubito che sia agile muoversi in questo mare di nozioni. Il marketing se ne è accorto da molto.

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Cane mangia cane e la Tautologia Social

I social si stanno avviando verso un destino che ricorda la tv: l'autoreferenzialità. Ora i social parlano solo dei social, come in una girandola di simulacri che perde l'oggetto di riferimento – così direbbe Baudrillard – e chi si perde in una tautologia social che non è utile. Che senso ha davvero parlare di partecipazione social, se poi non si traduce in una dialettica? Per me poco, ma tutto questo non importa, a quanto percepisco e spero di sbagliare. Eppure tutto questo è paradossale, come provare a vendere di più coi social network ad una massa che perde ogni giorno potere d'acquisto. Mi rendo conto che è una estremizzazione, ma qui ci troviamo di fronte ai social così che raccomandano prodotti o pratiche senza neanche più dire che sono sponsorizzati. Perchè? E a chi?
Sembra la figura classica dell'Uroboro, l'eterno ritorno che la "rivoluzione della rete" doveva superare. Forse l'ultima verità è che siamo troppo umani e prima di capire se Social Winner o Social Loser, dovremmo capire quale sia la gara, o anche se questa sia una gara. Ma è più complesso.