Gli irrequieti non pensano al cambiamento. Devono cambiare. Lo devono fare perché altrimenti muoiono. Come gli squali. Tutti hanno in mente la musica del film Lo Squalo di Spielberg, anno 1975. Un ritmo crescente che sale di ritmo in maniera incessante. Proprio come il procedere dello squalo. Lo squalo se si ferma smette di respirare. Lo squalo se si ferma muore. Gli irrequieti non pensano alla grande rivoluzione che deve arrivare. Cercano di farla. Spostano continuamente le cose dentro casa. Alcuni di loro li vedono che fanno lunghe passeggiate in

Charles Bukowski, poeta e scrittori di livello incredibile, che troppo spesso viene ricordato come uomo volgare solo perché parlava di scopare, puttane e corse dei cavalli, ha scritto una delle più belle frasi sulla felicità: “Non avevo mai provato cosa fosse la felicità: sono esattamente nel posto dove voglio essere.” Questa è la vera felicità per un irrequieto. Trovarsi dove si vuole essere. Per farlo però bisogna capire dove si vuole essere.
Questa è la cosa più difficile. Invece di provarci, di centrarci, è molto più facile cercare colpevoli, fabbricare escamotage per dare le responsabilità a qualcun altro, chiunque sia, tanto la lista è sempre lunghissima, dai poteri forti agli alieni e a chi per loro.
“L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.”
Questa che sembra una banalità è di Carl Gustav Jung. Noi cambiamo continuamente. Noi
“Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno.”
Spesso mi ritrovo in comportamenti antipatici e fastidiosi. Sono dei vecchi cliché venuti in oltre 40 anni di vita. Alcuni medici mi hanno detto che a malapena avrei potuto camminare. E invece ho fatto oltre. Credo di aver cercato la mia centratura. L’ho trovata? In alcuni momenti penso di si. Quei momenti in cui sento la vicinanza di mia moglie. Come Gramsci cerco di rinnovarmi ogni giorno. Voglio sfuggire i luoghi comuni. Benedico la mia irrequietezza e non la smetto di aspettare una grande rivoluzione che non verrà mai se non comincio dal fare la raccolta differenziata e dal trattare bene le persone che mi sono accanto. Benedico la mia irrequietezza che mi farà ritrovare la mia essenza nei diecimila specchi della nostra vita ipermediale, che è ricchezza e non maledizione come pretendono di dire proprio usando i canali ipermediali!
Forse la ricerca della centratura è già una centratura. Soprattutto in certi posti vicino al mare.