Io, Thanos ed il mio blip dei ricordi

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Si, Thanos è proprio quello dei film Marvel, però stavolta non parlo di film di serie tv, di cinema, di comunicazione o altro. Stavolta Thanos il titano che nel film Infinity War, dopo aver raccolto tutte le 6 gemme dell’universo sul guanto, cosa che le rende un dio mi serve per parlare della mia memoria. Col famoso Blip, uno schiocco metà delle creature dell’universo si dissolvono all’improvviso. Così è successo ai miei ricordi.

Nel film si vede come alcuni fra gli eroi Marvel come Winter Soldier, Black Panther, Wanda e tanti altri, si dissolvono. Nessuno può far nulla. Sanno che li hanno persi e basta. L’amnesia avvenuta dopo la rimozione del tumore maligno esteso è stato quel blip. L’idrocefalo che stava lì da quando sono nato era qualcosa che prima o poi dovevo affrontare.

Domenica mentre il sole vibrava nella sabbia mossa dal vento dello Ionio, con i kite che schizzavano veloci sotto il cielo, un pensiero mi girava in testa.

La sera all’improvviso mi è venuto in mente: Kamchatka. Non è solo un territorio del Risiko, è anche il titolo di un bellissimo film argentino con Ricardo Darin e Cecilia Roth. Un film intenso su come due genitori crescono e cercano di salvare, nascondendoli, i loro due figli dalla dittatura argentina. Kamchatcka era il luogo dove resistere! È il posto dove nell’immaginazione e nei loro cuori, padre e figlio si sarebbero potuti ritrovare.

I miei ricordi si sono dissolti come se Thanos avesse fatto un nuovo blip. Sembra bello che dopo 20 anni riesci a ricordare una cosa del genere. Forse. Forse però è anche la consapevolezza che quella terra io non la ritroverò mai, che purtroppo è neurologicamente perduta. Per questo io scrivo di appartenenza: perché io sento quel silenzio, quel vuoto, quello spazio. Sembra bello. Forse lo è, ma cazzo se fa male. E sfido chiunque a dirmi che non è così! E’ un po’ come dire a uno che ha preso il Covid “Pensa alla salute!” 

Però in fondo forse una kamchatka c’è anche per me. Mi sento un po’ come Fern, la protagonista di Nomadland, il film della Zhao che ha vinto Leone d’Oro e Oscar. Fern alla fine arriva dove tutto è cominciato. Ad Empire. Quel sobborgo dove ha vissuto una vita con il marito e che ora è disabitato. Vuoto.
C’è il tempo delle lacrime. E poi Fern riparte. Con il suo furgone. Il suo van dove vive.
La sua Kamchatcka. Cercando di sentire il rumore della sua appartenenza.
 Soprattutto nell’immenso silenzio che c’è.