Incorporated: ancora una buona distopia

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Non so se sapete cosa signifaca il termine giapponese zaibatsu. Gli appassionati di fantascienza, quelli che hanno anche trafficato dopo Asimov e Dick con gli scrittori del cyberpunk, insieme agli appassionati di manga e anime, tipo Akira e Ghost in the shell, sanno che questo termine nipponico significa corporation. Si intende un concentrato di aziende che nell’immaginario è più potente di uno stato e che determina l’andamento delle politiche e della vita sociale.
Adesso c’è una serie tv, prodotta da Syfy che racconta una storia di quel mondo, ambientata nel 2074, dove il mondo è super inquinato e diviso fra zone verdi e zone rosse, dove il mondo è diviso fra due multinazionali. Per quello visto nelle prime tre puntate vale la pena seguirlo. Fra i produttori Ben Affleck e Matt Damon. Godetevi il trailer.

La storia è scritta e girata dai fratelli Pastor, spagnoli, anzi per la precisione catalani che non è la stessa cosa per chi ha un po’ di confidenza col mondo iberico. Sono gli ultimi epigoni di quell’ondata ispanica che sembra essersi arrestata, ma che ha portato, fra la seconda metà degli anni ’90 e il primo decennio del 2000, alla ribalta nomi del calibro di Alejandro Amenabar, Alex De la Iglesia e Guillermo Del Toro.
Il cast è composto da giovani già appari su grande e piccolo schermo, come Sean Teale, già visto in Mr. Selfridge e Reign, sua moglie nella serie e una delle protagoniste in Terranova. Anche Julia Ormond, attrice di grande respiro, da Il senso di Smilla per la neve, passando per il remake di Sabrina, fino a Il curioso caso di Benjamin Button con Brad Pitt. La Ormond ha un ruolo importante, quello di Elizabeth Krauss, suocera di Teale e presidente della Spiga, una delle due corporation, insieme alla Inazagi, che decide i destini del mondo e dei territori. La distopia non è originalissima, ma il protagonista è un profugo ambientale che ha barato ed è riuscito a diventare uno dei più brillanti giovani dirigenti della Spiga. Non si è dimenticato delle sue origini, non le ha rinnegato, e forse nel suo cuore c’è ancora spazio per il vecchio amore, finita a fare la escort di lusso prigioniera. La serie dà però, nonostante la facilità, quel senso di ineluttabile controllo, soprattutto grazie alla tecnologia predominante e di come sia difficile, ma non impossibile, ribellarsi. Una storia di sopravvivenza e forse di opposizione, sono curioso di vedere come proseguirà.