Il Corteo

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IL CORTEO

Foglietto 20 Marzo

Le immagini del lungo corteo di mezzi militari in mezzo alla città di Bergamo che porta via le bare dei morti per Covid 19 sono finora l’icona dell’angoscia per l’Italia da quando è scoppiata la pandemia. Feretri che vengono portati fuori regione per essere cremati perché la Lombardia non riesce a gestirli. Proprio l’opulenta Lombardia che era portata a modello di sviluppo da una parte della politica del paese, che ha insultato per anni il resto dell’Italia, si scopre in ginocchio. E quella stessa parte politica chiede crisi di governo invece di capire la crisi profonda che tutti stiamo vivendo.
Un corteo che mi ha fatto venire in mente l’Ultima quartina di Spleen, una delle poesie simbolo de I Fiori del Male, raccolta dell’immortale Charles Baudelaire:
“Senza tamburi, senza musica, sfilano funerali
a lungo, lentamente, nel mio cuore: Speranza
piange disfatta e Angoscia, dispotica e sinistra
infilza nel mio cranio il suo vessillo nero.”

 

Una nuova cura Ludovico

Sono immagini piene di angoscia che dovrebbero essere proiettate a ripetizione negli occhi di quei “maniaci” della corsa, come la cura Ludovico in Arancia Meccanica di Kubrick. Ha ragione il governatore dell’Emilia che vuole portare questi corridori instancabili in ospedale per far vedere sia i malati che lottano fra la vita e la morte, sia il personale medico che lotta ogni instante dì ogni giorno.
Quelli poi che si dicono contrari al trasferimento dei malati dalle regioni più colpite in quelle dove l’incidenza si rendano conto che queste vendette idiote non servono a nulla, non riequilibrano niente. La morte ed il dolore sono grandi livellatori e l’angoscia è uguale per tutti.

L’angoscia dei sopravvissuti

“L’ignoto è portatore di angoscia.” Sono vere le parole della scrittrice sudafricana Nadine Gordimer, come crude e dense quelle del grande filosofo tedesco Heidegger:
“L’angoscia è la disposizione fondamentale che ci mette di fronte al nulla.”
L’angoscia di non poter fare nulla. L’angoscia dell’impotenza. Chi ha lotta fra la vita e la morte lo sa bene. C’è un’angoscia anche in noi sopravvissuti:
“Il sopravvissuto abita il tempo negato a un altro essere umano. Dopo, custodisce in segreto domande impronunciabili. Perché sono vivo? Perché lui, lei, loro, e non io? Perché io? Occupiamo come abusivi uno spazio pieno di assenza.”
Queste parole sono di Benedetta Tobagi, scrittrice, figlia del giornalista Walter, assassinato dai terroristi nel 1980. Io come sopravvissuto le trovo incredibili e capisco che per chi non c’è possano sembrare assurde, ma non sono una speculazione, sono reali e si vivono nella propria carne.
Che fare allora?

La cibernetica degli umani

“Un modo efficace per combattere l’angoscia è preoccuparsi meno di sé e più degli altri. Quando davvero comprendiamo le difficoltà degli altri, le nostre perdono di importanza.”
Questo è un pensiero del Dalai Lama molto significativo che deve davvero indicarci la direzione. Parlare di castigo divino, di apocalisse o altre cose è forse utile? A cosa? Non a sopravvivere, né tanto meno a vivere! Scrisse Norbert Wiener, matematico e padre della cibernetica:
“Abbiamo modificato così radicalmente il nostro ambiente che adesso dobbiamo modificare noi stessi per sopravvivere nell’ambiente nuovo.”
Mi vorrei illudere che tutti fossimo capaci di cambiare, ma ho idea che quello che stiamo vivendo non farà altro che acuire sempre di più le differenze che esistono, con gli stronzi sempre più stronzi. Almeno adesso saranno ancora più riconoscibili.
Eppure mi piacerebbe che si ricordassero le parole di quel meraviglioso libro che è Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. In un passaggio la scrittrice fa dire all’imperatore romano queste parole:
“Fino a oggi tutti i popoli sono periti per mancanza di generosità: Sparta sarebbe sopravvissuta più a lungo se avesse interessato gli iloti alla sia sopravvivenza. […] Tenevo a che la più diseredata delle creature, lo schiavo che sgombra le cloache delle città, il barbaro che si aggira minaccioso alle frontiere, avessero interesse a veder durare Roma.”
Molto più di flashmob e bandiere.

Buongiorno a tutti e scusate il disturbo