La Versione di Bolchi e Bernabei
L’operazione Promessi Sposi inizia nella seconda metà degli anni sessanta. Alla regia viene chiamato Sandro Bolchi, che già aveva avuto successo dirigendo gli adattamenti del capolavoro di Victor Hugo, I Miserabili, ed Il Mulino del Po di Riccardo Bacchelli. Con Bacchelli stesso si trova a scrivere la sceneggiatura dell’adattamento dell’opera di Manzoni, operazione mai facile visto la diversità che hanno i due media, letteratura e tv. Il risultato è una miniserie di 8 puntate. Tra i vari interpreti, i principali sono: Nino Castelnuovo e Paola Pitagora nei rispettivi ruoli di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella,

Tralasciamo la parte in cui raccontiamo la trama, anche perché I Promessi Sposi, fino a poco tempo fa, era lettura obbligatoria nelle scuole superiori italiane, e concentriamoci sui risultati. Da un punto di vista di regia e montaggio Bolchi realizzò un prodotto di alto livello per l’epoca, d’altronde ha sempre avuto la fama di attento professionista. Particolarmente importante per la sceneggiatura fu la scrittura dei dialoghi. Questi ultimi, infatti, ricalcando fedelmente i discorsi diretti presenti nel romanzo, sono in gran parte complessi ed esaustivi, così come i monologhi interiori, talvolta imperniati intorno alle figure degli attori, che interpretano con grande risalto sensazioni, emozioni, stati d’animo dei personaggi, come quelli che abitano il lazzaretto della peste dove si nota specialmente quella poetica e famosissima della Madre di Cecilia, dove una donna depone il corpicino della figlia appena morta sul carro dei monatti. Ottimo il cast specialmente Paola Pitagora, di cui si apprezza l’aspetto delicato, ma intenso e coerente, di Tino Carraro, estremamente adatto al ruolo di Don Abbondio, sempre preoccupato e increscioso, e di Massimo Girotti, dal tono pacato e rassicurante. Fondamentale è anche la presenza di una voce narrante, quella di Giancarlo Sbragia (il quale prende il posto di Manzoni stesso), che introduce ogni episodio con una breve sintesi di ciò che è avvenuto in precedenza (con la sua stessa presenza fisica) e talvolta subentra nella narrazione per descrivere luoghi, fatti e stati d’animo dei personaggi, rendendo più chiaro il susseguirsi degli eventi. Questo è un ulteriore aspetto che rispecchia il testo originale, il quale fa, appunto, uso della tecnica del narratore esterno. L’audience fu di circa 16 milioni a puntata. Disponibile oggi sulla piattaforma Raiplay.
Il Ritorno poco convincente di Nocita
La versione del trio Marchesini-Lopez-Solenghi
Sull’onda del successo del nuovo adattamento, il trio Marchesini, Lopez e Solenghi, realizza una sua versione de I Promessi Sposi in 5 puntate, che va in onda nel 1990 ed ottiene 14 milioni di spettatori, praticamente lo stesso risultato di quella “ufficiale”. La versione del Trio de “I promessi sposi” era ovviamente comica e in particolare si trattava della parodia della fiction sullo stesso tema con la regia di Salvatore Nocita, trasmessa solo poche settimane prima. Nella miniserie il Trio ha fatto confluire i suoi sketch più famosi nonché fiabe classiche, citazioni a personaggi famosi e programmi televisivi dell’epoca, film, canzoni e molto altro. Non solo: vi compaiono diverse guest star della televisione dell’epoca, tra cui Pippo Baudo, Daniele Piombi, Piero Badaloni, Giuliano Gemma e Wanna Marchi. Fu un vero evento ed ancora oggi è molto divertente.