Hunters: Come fai a non odiare i nazisti?

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HUNTERS: Questione di Storia e di Storie

Nel bel thriller Yeruldelgger, Morte nella steppa, scritto dall’autore francese d’origine armena, Ian Manook (non lo conoscevo e devo ringraziare gli amici di Twitter @Superetero e @MenorraPiccicud per averlo portato alla mia attenzione),  ad un certo punto proprio il commissario Yeruldegger parlando con la sua sottoposta l’agenda Oyun, si chiede come lì in Mongolia, ci possa essere un gruppo neonazista che inneggia a Hitler, dopo i 6 milioni di morti dell’olocausto. L’agente gli dice perchè quella non è la nostra storia, non lo conosciamo, ma quei morti non valgono meno dei 40 milioni del regime staliniano e dei cento di quello di Mao, o del milione morto nel recente genocidio del Ruanda fra Hutu e Tutsi. Quanti olocausti ci sono stati? Di quanti massacri la storia è composta? Questa breve premessa mi serve per introdurre la serie di cui voglio parlarvi questa settimana, Hunters, in onda su Amazon Prime, che ha nel suo cast un big come Al Pacino nel ruolo del co-protagonista.

I Cacciatori di Brooklyn in debito con Tarantino

La serie è composta da dieci episodi ed ambientata nella New York degli anni Settanta, in cui un personaggio interpretato da Al Pacino è a capo di una squadra di “cacciatori di nazisti”. Il produttore esecutivo della serie è Jordan Peele – sceneggiatore e regista di Scappa – Get Out  – ma il creatore è David Weil, alla sua prima serie. A leggere quel che se ne scrive in giro, Hunters è una serie che non lascia indifferenti: è spiazzante nel suo trattare l’Olocausto e nel suo mescolare stili e generi d’ispirazione, oltre che contesti e riferimenti. Entrando un po’ più nel dettaglio della trama, il punto di vista con cui gli spettatori accedono alla storia è quello di Jonah Heidelbaum, un ragazzo non ancora ventenne che vive a Brooklyn con la nonna, ex internata ad Auschwitz. Nei primissimi minuti del primo episodio la nonna viene uccisa da un uomo di cui Jonah, interpretato da Logan Lerman, vuole scoprire l’identità. Mentre prova a farlo, conosce Meyer Offerman, interpretato da Pacino (che aveva già recitato in un film per la tv come Phil Spector e in una miniserie come Angels in America, ma che a 79 anni continua a stupire anche dopo la performance in The Irishman di Scorsese). Offerman è un tipo piuttosto misterioso, che all’inizio dice e non dice, ma non ci vuole molto a capire che è il capo di una squadra di cacciatori di nazisti e che Jonah è destinato a farne parte. Una frase che ben sintetizza il punto di vista di Offerman è: «Sai qual è la migliore vendetta? La vendetta». Jonah, invece, ha meno certezze.

L’obiettivo della squadra – che opera di nascosto ed è composta da individui certamente peculiari – è scovare nazisti che dopo la caduta del Terzo Reich sono riusciti a rifarsi una vita negli Stati Uniti, uno dei quali si è addirittura intrufolato nell’amministrazione del presidente Jimmy Carter. Ma Hunters racconta parallelamente altre due storie: quella di alcuni nazisti il cui obiettivo è formare il Quarto Reich, questa volta partendo dagli Stati Uniti, e quella di una detective che si trova a indagare sull’omicidio di quella che scopre essere una ex scienziata nazista. Non ci vuole molto per capire come queste trame si possano incontrare.

Verità e Narrazione: fin dove spingersi?

Di base, Hunters quindi è la storia – per grandissima parte inventata, anche se qualcosa di vero c’è – di un gruppo di persone che, di nascosto, indagano su altre persone per capire e accertare quel che fecero durante gli anni del nazismo, e per punirle uccidendole. Le vendette sono mostrate senza troppe remore, e anche le colpe di chi viene ucciso sono mostrate con flashback che riportano ai tempi dell’Olocausto e che in genere sono ambientati nei campi di concentramento.Questa cosa non è stata apprezzata da tutti. In effetti, la critica più presente e pressante mossa ad Hunters ha a che fare con il modo in cui mostra eventi violenti e spesso sadici ambientati negli anni del nazismo, per di più inventati o comunque non storicamente provati (per chi guarderà o ha già iniziato a guardare la serie, è il caso della partita di scacchi).

Come vedrete in Hunters, tra gli esuli del Terzo Reich che si sono rifatti una vita negli Stati Uniti, spesso continuando ad esercitare senza problemi la loro professione, ci sono gli scienziati. Del resto, una grande verità che viene detta nella serie, è che al Processo di Norimberga organizzato subito dopo la guerra, di fronte al tribunale c’erano solo 24 imputati, di cui la metà finì sul patibolo. Se si aggiunge Adolf Eichmann, catturato negli anni Sessanta e processato e giustiziato in Israele, si tratta di un numero davvero irrisorio di responsabili. La maggioranza, grazie alla complicità di governi dittatoriali, emigrò nell’America latina o in Medio Oriente, e parecchi di loro invecchiarono in pace, senza essere mai rintracciati. Come Alois Brunner, braccio destro di Eichmann, morto negli anni Novanta in Siria. Ma ci fu anche chi non ebbe bisogno di nascondersi, come gli scienziati arruolati sul finire della guerra nella cosiddetta e famigerata Operazione Paperclip. Hunters mescola generi e piani narrativi in un’operazione comune meritoria e degna di nota anche se non del tutto riuscita, anche se vale la pena di essere vista. L’ispirazione è sicuramente Bastardi Senza Gloria di Tarantino, a cui la serie rende omaggio, ma anche il linguaggio dei fumetti e dell’action. Il merito di questo prodotto è anche quello di sollevare il dibattito se sia più o meno corretto poter usare certe vicende storiche per la narrazione. Un interrogativo su cui riflettere. A mio avviso la serie ha avuto critiche molto dure perché ha oltrepassato dei limiti che nella tv ancora nessuno aveva fatto.

Dai Blues Brothers a Philip Dick

“Io odio i nazisti dell’Illinois” è una delle battute più citate da un cult come i Blues Brothers, tanto che anche in Star Trek si vede Spock dire in una puntata “Io odio i nazisti spaziali!”. Un grande film sui cacciatori di nazisti, che dopo la guerra hanno tentato di assicurare i criminali di guerra alla giustizie è I Ragazzi venuti dal Brasile di Franklin Schaffner, con due attori incredibili come Gregory Peck, che interpreta Mengele, e sir Laurence Olivier. I nazisti sono sempre stati tema distopico, cioè di cosa sarebbe successo se avessero vinto la seconda guerra mondiale. Imperdibile è L’Uomo nell’Alto Castello, ispirato al capolavoro di Philip K. Dick, autore che non dovrebbe mai mancare nella biblioteca di nessuno. Da recuperare anche SS-GB del 2017,prodotta dalla BBC, che racconta le possibili conseguenze della vittoria della Battaglia d’Inghilterra da parte dei tedeschi nel 1940.