“Il gioco finito male”

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Ho letto poco fa del ragazzo di 14 anni che a Napoli è stato ricoverato d’urgenza in ospedale con l’intestino lacerato, per danni multipli al colon. Pare che un gruppo di ragazzi, un branco come si dice in questi casi lo abbia prima preso in giro e poi lo abbia aggredito colpendolo ripetutamente con una pistola ad aria compressa. E’ stato bloccato, gli hanno abbassato i pantaloni e poi hanno preso la pistola dell’autolavaggio e, praticamente, l’hanno inserita nell’intestino e hanno sparato aria compressa. Perché una pistola spara. E fa male. Un ragazzo di 24 anni è stato fermato per tentato omicidio e due suoi coetanei sono stati denunciati. “Hanno fatto una stupidaggine” – hanno detto i parenti – “giusto che paghino, ma che paghino il giusto“.
Ho avuto una reazione di forte livore alla notizia, per non dire un’incazzatura profonda – non so se incazzatura sia da blog – perché io ho vissuto da grasso. Tipo quello della foto, in gergo medico si dice obeso forte.
Ho messo quella foto perché rende molto bene l’effetto che i grassi fanno in occidente: fanno ridere. Li vediamo in tv, negli show del sabato sera, nei gag, nei film, si sente anche dire “ti ricordi quell’attore simpatico, quello ciccione”. Rimane questo epiteto sempre, il ciccione. Io non so quanto pesasse questo ragazzo di Napoli, ma certo per chiamare un gioco finito male questa aggressione ci vuole molto fantasia, come per dire che non si rendevano conto, i tre hanno 24 anni, dieci più della vittima. Se a quell’età non si capiscono certe cose, non so quando diventeranno “responsabili”.
Non ho mai subito un trattamento del genere, per mia fortuna, sono stato preso in giro, insultato, come succede a tutte le persone grasse, perché la gente quando non può controbattere ad un’affermazione con un argomento sensato insulta. Non solo i grassi, ma i neri, i gay, i bassi, i cinesi, insomma i diversi. Diranno che è bullismo. Ho curato alcuni progetti contro il bullismo scolastico, anche con dei laboratori di cinema nelle scuole. E’ un termine omnicomprensivo, buono per i tg e le riviste quando non sanno che dire e se la prendono con con televisione e videogiochi. La verità è che i ragazzi hanno fame, di moltissime cose e poi alla fine sfogano questa fame con le cose sbagliate che diventano mania. Come il cibo.

Stavo male, non perché ero grasso, anche se in quella condizione molte cose non le puoi fare, ma come dissero in un consultorio era un “obeso atipico” perché avevo una forte vita sociale. Perché gli obesi non la hanno. Spesso si chiudono nella solitudine, rosi dalla paura di essere presi in giro, anche in maniera feroce, messi alla berlina per il loro peso, che è un handicap per molte cose, ma come tale non viene considerato. Io non mi sono chiuso in casa, ero chiuso in me, ma la mia fortuna sin da ragazzino è stato avere una testa. L’ho usato. Ma non è bastato, perché continuavo ad ingrassare. Tanto. Alla fine, tralascio moltissime cose, sono in psicoterapia, cosa che per me farebbe bene non dico a tutti, ma al 90% delle persone e ho capito moltissime cose di me. Ho scelto di operarmi, niente liposuzione, un percorso molto lungo che ha sbloccato la mia situazione. Oggi ho una decina di chili in più, sto bene. Ogni tanto ne prendo qualcuno, poi dimagrisco. Ho ripreso la mia vita, che non era bloccata dal grasso, ma da quello che mi aveva procurato il grasso. Detto questo spero che il quattordicenne di Napoli si rimetta al più presto, che stia bene, che possa riprendere la sua vita.

P.S. Oggi peso meno della metà di quando avevo vent’anni. Ma la mia felicità non è questa. La mia felicità mi ha portato a questo. Uno grasso è una persona.