Sacro GRA e la candid camera: esiste la realtà?

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Sacro GRA e la candid camera: esiste la realtà?

Stamattina, finalmente deciso a tornare a scrivere, capito su un video pubblicitario della LG, produttrice coreana di tecnologia, la seconda dopo la Samsung. Classica candid camera dove al posto della finestra viene messo uno schermo da 84 pollici con un risoluzione incredibile, talmente incredibile che i malcapitati che vedono un missile, o un meteorite che arriva dal cielo lo scambiano per realtà. Guardate voi.

La mia opinione è che sia preparata, ma il punto non è questo. Io considero la candid un genere morto, se non qualche esempio intelligente, dove diviene un mezzo per un disvelamento di qualcosa di complesso. Anche il classico stratagemma poliziotto buono-poliziotto cattivo è un esempio di candid, cioè si crea una situazione per vedere le reazioni di qualcuno o qualcosa. Si costruisce un racconto per misurare un’incognita, però molti la confondono come qualcosa di reale, o meglio che raccolta la realtà.

E’ un tema complesso quello del racconto della realtà, tornato fortemente alla ribalta per la conquista del Leone d’Oro da parte di Sacro Gra, documentario di Gianfranco Rosi sulla variegata popolazione che vive ai bordi di Roma, intorno alla principale arteria stradale, cantata anche da Corrado Guzzanti. Comunque la capitale si estende ben al di là del raccondo.

Per quello che ho potuto vedere, circa una sola mezz’ora, il film è molto interessante e spero di vederlo quanto prima. La cosa che invece mi preme sottolineare è questo concetto, sfuggente, difficile, complesso, del racconto della realtà, che spesso viene sovrapposto alla realtà stessa. Un racconto non può essere la realtà, perché è un costrutto di finzione. Anche nel documentario si porta una porzione della realtà, c’è un’idea iniziale e poi la raccolta dei documenti, i filmati, che dopo vengono montati.

Ciò che si fa normalmente in un film con la sceneggiatura, in un documentario lo fai con il montaggio. Sgombro il campo da ogni dubbio, a me il documentario piace, ne ho visti tanti, alcuni bellissimi, ma per me siamo sempre nel campo delle opere di finzione, non nella realtà. Neanche una webcam riproduce una realtà (sai che noia poi!), perché è una sceltà, personale, passa attraverso l’apparato percettivo di una persona, che non può essere mai del tutto oggettivo, perché c’è sempre di mezzo una coscienza. Onore al merito a Bernardo Bertolucci per aver premiato Rosi e a Barbera per averlo portato alla mostra. Il premio deve far riflettere su una cosa, per me, che nel nostro paese c’è la voglia, la necessità, di raccontare la realtà. Con tutti i mezzi possibili.