Camorra, fiction e mercato

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gomorra

Mi fa davvero piacere scrivere questo post dopo aver visto i primi due episodi di Gomorra – La serie in onda su Sky. Voto massimo, davvero, finalmente una rara dimostrazione di come in questo paese se si vuole si può fare tv di altissima qualità. Non stupisce che sia stata già venduta in 40 paesi esteri.Un pilota che è migliore di molti epigoni venuti da oltreoceano nell’ultimo anno. Complimenti a Sollima per la regia, che unisce un buon ritmo narrativo a dei tempi di tipo documentaristico per dare respiro alla vicenda, al racconto, che vuole illustrare le storie di un clan della camorra. Certo non sono mancate le polemiche, purtroppo, ma le lasciamo per dopo.
Bravo anche Marco D’Amore, protagonista principale col suo Ciro l’Immortale, casertano di nascita ma diplomato nel 2004 alla Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi di Milano, una delle migliori in Italia e non solo. Bella la fotografia, con toni scuri e intensi durante le sequenze notturne, kitsch dorato negli interni delle case dei boss, con scenografie molto interessanti, e freddi durante le giornate fra i palazzi di Scampia e la sopraelevata di Napoli. Narrazione ben tirata, ma anche un valore antropologico alto, molto più dei tanti servizi di giornali e telegiornali sulle guerre di camorra, importanti e necessari, ma sui quali molta gente cambia canale oppure pensa che non gli importi nulla. La fiction è il vero motore della narrazione pop, come le cose passano alla massa e come si crea l’agenda dei temi, questo piaccia o non piaccia. Colpisce anche il linguaggio usato, l’inizio è un piccolo dialogo su Facebook segui dall’ascolto di un pezzo hip hop in dialetto, finalmente un po’ di contemporaneità e nessun prete in bicicletta.

Ancora una storia di camorra!” è stato il commento di alcuni sui due hashtag di Twitter, #gomorralaserie e #gomorra, forse memori che una delle serie made in italy più vendute è stata la saga della piovra, quindi non gli si può dire dei risultati ottimi sui mercati esteri di Incantesimo e Tutti pazzi per amore, che di criminalità non parlavano per nulla. D’altronde c’era un brand forte, Gomorra, quello creato da Roberto Saviano, titolo del suo libro reportage, che nel mondo ha venduto milioni di copie, perché non usarlo per una narrazione forte? Sarebbe stata un’occasione persa, come è stato fatto con Romanzo Criminale, sempre realizzato sa Sky, dal romanzo di Giancarlo De Cataldo. Ci sono stati anche dei nostalgici che l’hanno reclamato al posto di Gomorra, ma sono due prodotti, due idee, completamente diverse. Non abbiamo bisogno di cloni, abbiamo la necessità di produzioni complesse e strutturate, che siano allo stesso agevoli nella visione e per la vendita sul mercato. Perché il mercato conta, tanto, visto che dagli introiti Sky potrà impegnarsi in nuove produzioni, speriamo sempre di livello. Questo è un prodotto che ha alle spalle un’organizzazione industriale per fare lunga serialità che non deve rimanere un caso isolato.

Nei tweet c’era come ho detto, chi si lamentava del dialetto, mi chiedo come un abbonato sky non sia a conoscenza della funzione sottotitoli, ma c’è un’altra questione: come devono parlare dei camorristi a Napoli? In italiano fluente? In una versione edulcorata del partenopeo? Siamo seri! Io da romano non ha auto difficoltà, forse in un paio di punti, ma niente di drammatico, poi c’è sempre il contesto che aiuta l’interpretazione, si vede che stavano guardando altro (credo che non abbiano neanche vist L’albero degli zoccoli, di Ermanno Olmi, in dialetto bergamasco, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 1978). Si vede che vedono le serie americane solo doppiate, allora l’invito a guardare I Soprano e True Detective in originale, con i sottotitoli almeno, per capire come la lingua non sia un fattore secondario. Altrimenti c’è sempre Un medico in famiglia. Tra l’altro il napoletano ha una sua musicalità che si  è sentita nell’interessante colonna sonora della serie.

Ultima cosa: il pericolo emulazione. Si, qualcuno l’ha detto. Purtroppo c’è ancora che pensa che quello che uno vede in tv ripete. Può succedere in una minima parte della popolazione, come i bambini che tentavano di volare come Superman gettandosi dalla finestra, ma allora dovremmo avere un’idea degli Stati Uniti come una nazione di zombie-serial-killer-mafiosi. Questi sono i danni che stanno facendo negli anni associazione troppe protettive per gli spettatori. Se così fosse allora Obama avrebbe dovuto proibire la realizzazione e poi l’esportazione di House of Cards, dove il vicepresidente commette crimini efferati (non voglio fare spoilering)!
Di questa serata ci resta un gran prodotto, che seguiremo nelle prossime settimane e che speriamo si mantenga così, comunque mi ha già conquistato.