Il gioco dei dati ed il gioco dei dadi. Di Brand e Libertà

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brandOgnuno di noi ha un’identità poliedrica, il che è in contrasto con l’idea stessa che molto esaltano di identità. Le identità monolitiche non esistono neanche in biologia figuriamo se possono esistere al livello antropologico e culturale! Noi siamo brand, che non vuole dire marchio, logo, naming, o altri piccoli fattori che compongono qualcosa di molto ricco. Qualcosa che è composto di dati. Volenti o nolenti noi le nostre identità, il nostro identità, le mettiamo in relazione con gli altri che compongono il resto dei mondi – il plurale non è un errore.  Ogni azione-relazione che noi mettiamo in atto è un insieme di dati, è un lancio di dadi. Possiamo anche dire che non vogliamo che gli altri “rubino” o raccolgano i nostri dati,  ma comunque noi i nostri dadi li lanciano. Continuamente.
Capisco che siamo vissuti ed educati in parecchi decenni in cui il gioco era visto male, ma come dice Nietsche “Maturità dell’uomo significa avere ritrovato la serietà che si metteva nel gioco da bambini.” Perché per giocare bisogna essere consapevoli e per tirare i proprio dadi bisogna esserlo ancora di più.
Pochi giorno fa Jovanotti era in Calabria per girare un nuovo videoclip. Ha realizzato alcuni video postandoli su TikTok. Hanno fatto il giro dei social e delle community e sono piaciuti non sono per la bellezza dei posti, ma per la “autenticità” con cui erano mandati. Io ero molto felice, non perché sia un fan di Jovanotti, anche se ho una grandissima simpatia per lui come personaggio, ma perché c’erano moltissimi elementi della mia tesi di master sul turismo delle radici che si basava sull’importanza delle strategie di storytelling, di creazione di percorsi ed eventi poliedrici e polidimensinali e sulle strategia delle identità dei luoghi e del rooting (concetto creato e splendidamente espresso da Letizia Sinisi).
In quei video di Jovanotti non ho solo visto che avevo ragione – lo sapevo già, scusate il momento di piccola immodestia – ma che era possibile. Che si potevano lanciare i dadi in quel modo, un modo diverso che si inseriva in un nuovo orizzonte.

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Improvvisamente, senza un segnale
in una pallida e grigia mattina
tu decidi che il tuo tempo ti sta stretto
una scelta consapevole per consentirti di continuare a ciondolare / a gironzolare
E’ una emergenza
non c’è più nessun “aspetta e guarda”

 

 

Questi versi sono di C.S. Lewis ma contenuti dentro una canzone di Belle and Sebastian, Ease your feet in the sea, che sta dentro il loro album più famoso, The boy with the Arab Strap. Mi è venuta in mente mentre ascoltava il loro nuovo disco dove che avevo visto lo spot da un noto sito musica. Complicato vero? Ogni minuto delle nostre giornate le nostre teste fanno questo tipo ci ragionamenti e concatenazioni, senza che neanche noi ce ne accorgiamo. Ancora di più lo fa la biologia! Ogni istante noi tiriamo i dadi che cambiano combinazione, ma quei dadi siamo sempre noi! Io non credo allo Zero Data Party, credo piuttosto a nuove strategie di rispetto, interazione e consapevolezza.
Questo però sta già succedendo! Finalmente si sta uscendo dalla mentalità che il marketing è la comunicazione siano un insieme di trucchi fatti per vendere i fondi di magazzini, piuttosto sono strumenti per costruire risposte alle domande e uscite ai labirinti che incontriamo nella vita. La comunicazione è costruzione è ormai il mio claim, l’ho creato e lo rivendico perché ci credo fermamente. Come credo fermamente nel fare le cose attraverso il gioco, che vuol dire competizione, confronto, costruzione liberamente scelta.
Vediamo sempre più persone che rivendicano “libertà”. Si tratta di libertà di azione, di co-creazione, di interazione con gli altri.
Tutto noi dobbiamo capire che costruire un brand oggi vuole dire interagire con gli altri mondi, vuol dire essere “liberi”.
Questo non riguarda solo le aziende ed i professionisti, ma le amministrazioni, il terzo settore, gli stakeholder, le organizzazioni di categoria, i condomini, i circoli di cucito e le bocciofile! Siamo tutti nel gioco. Lo strumento è sempre lo stesso anche se i dadi possono dare dei risultati imprevedibili. Noi possiamo solo decidere come tirare ed accogliere i risultati dei dai. Questo è il gioco dei dati. Ed i dadi vanno saputo tirare con grandissimo rispetto per il gioco.
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Rotola i dadi.
Se vuoi provarci,
fallo fino in fondo.
Altrimenti non iniziare.
Se vuoi provarci,
fallo fino in fondo.
Ciò potrebbe significare
perdere ragazze, mogli,
parenti, lavori
e forse la tua mente.
Charles Bukowski