Elisabetta II: il simbolo più “reale” della modernità

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Ci sono file chilometriche per entrare a rendere omaggio alla salma di Elizabeth II. File anche di 30 ore. C’è una umanità composta da una diversità di razze che è difficile vedere se non nelle grandi “cerimonie dei media” come le definiscono i sociologi Dayan e Katz. Vedere David Beckham, una delle grande star del calcio mondiale e poi del gossip e della moda vista la sua unione con la Posh Spice in fila fa impressione. Beckham era vestito con un abito classico per l’occasione, fortemente contrito, e ha aspettato oltre 13 ore in fila come gli altri prima di renderle omaggio a Westminster Hall. Siamo tutti stupiti, molti increduli, ma credo che al di là delle “simpatie politiche” e dei sentimenti verso questa donna dovremmo cercare di capire la “rappresentatività” che aveva ed ha Elizabeth II .La morte della sovrana di casa Windsor ha un valore ed un significato enorme da molti punti di vista, al di là di quelli per i cittadini del regno di sua maestà. Sottolineo che non parliamo di politica, ma di immaginario. Non c’è nell’ultimo mezzo secolo casata nobiliare, nonostante i tentativi dei Ranieri di Monaco, che abbia occupato nell’immaginario collettivo l’idea di “casa reale” come hanno fatto i Windsor.

Certamente la vicenda di Diana Spencer, successivamente di Carlo con Camilla e di tutti gli altri componenti fino a finire a Meghan e Harry, sono importanti e carburante “nobile”. In tutto questo, però, ruolo c’è sempre stata lei – e ci sarà ancora per molto nell’immaginario. La capacità di presenziare ai summit internazionali, di fare foto con foulard in testa e i fiori in mano ed infine a prendere il tè con l’orsetto Paddington, altra icona del mondo della fantasia made in UK,  sono alcune piccole tracce di come siamo di fronte a qualcosa di incredibilmente complesso: Elisabetta II è uno dei ritratti più completi della modernità.

ElisabettaParlando di Elisabetta ed essendo su Percorsi Seriali non possiamo non citare The Crown, dimostrazione netta e chiara di come la narrazione del vero genere drama, non solo del feuilleton da romanzo rosa, abbia trovato casa nel “piccolo schermo”, lasciando al grande schermo, ora che finalmente abbiamo avuto la possibilità di goderne, lo spettacolo di genere più legato agli effetti speciali. Chi inizia a sbraitare legga le top ten degli spettatori da fine pandemia. Questa è un cambiamento epocale. The Crown ha collezionato spettatori, successi e premi. Quarta stagione compresa, anche se la famiglia reale non la accolse bene. Pare proprio che Elisabetta II fosse arrabbiata. Sin dalla prima stagione lei fu una tra le più entusiaste fan di The Crown, ma, con la quarta stagione della serie Netflix e la rappresentazione eccessivamente drammatica e meno da fiaba, come tanti tabloid hanno voluto sostenere, dell’amore tra Lady Diana Spencer e il principe Carlo, il legame sembra essersi parecchio affievolito. Questa rottura però era basata sulle insinuazioni di tabloid come The Sun, che non hanno mai brillato per giornalismo impeccabile. Cosa guardasse nel suo salotto resta ormai materia degli storici.
In The Crown le polemiche riguardavano uno degli aspetti più spinosi nelle vicende della casa regnante: il matrimonio tra Carlo e Diana, interpretati da Josh O’Connor e da Emma Corrin, che sono la parte centrale della quarta stagione. Non è piaciuto vedere Diana affetta da disturbi alimentari, che in più occasioni vomita in bagno perché non riesce a sopportare la tensione della vita di coppia e il fallimento dell’unione con Carlo.  Quest’ultimo poi è descritto, sin dall’inizio del fidanzamento con la giovane Diana Spencer, nella sua relazione extraconiugale con Camilla Parker Bowles, che diventerà sua moglie dopo la morte di Lady D. A questo si aggiunge il ruolo della regina Elisabetta II (Olivia Colman) gelida con Carlo e Diana, impermeabile alle loro richieste di comprensione, decisa a impedire la separazione della coppia reale. Però non è stata solo Elisabetta. William e Henry , insieme a molti fan, hanno visto demolita l’immagine di Diana, la principessa del popolo, la principessa triste, ritratto nato dopo la tragica morte nell’incidente automobilistico di Pont de l’Alma il 31 agosto del 1997 insieme al suo compagno, il miliardario Dody Al – Fayed.
Sono reazioni francamente comprensibili perché siamo di fronte ad uno storytelling che nonostante i poco più di vent’anni trascorsi ha avuto un profondo impatto emotivo e dove i protagonisti sono quasi tutti ancora in vita. Siamo più nella categoria della cronaca passata più che della storia. Inoltre questo coinvolgimento emotivo, escludendo naturalmente i congiunti, conferma il valore incredibile della famiglia Windsor nell’immaginario collettivo. Tutto questo non toglie nulla al valore di una stagione straordinaria dove davvero Peter Morgan ha dato il meglio di sé. Ogni parola ed ogni immagine sono pesate e pesanti nella descrizioni che vanno oltre il fattore estetico ma sono sempre narrative, come le scene di caccia e di pesca a Balmoral e in Irlanda. C’è ancora poi la difficile e triste questione irlandese, che forse Peter Morgan sente particolarmente, suo padre era una ebreo tedesco sfuggito ai nazisti che era riuscito ad arrivare in Inghilterra. Nella morte di Lord Louis Mountbatten, lo zio Dick, a cui Carlo era molto legato, avvenuta in un attentato ad opera dell’IRA, l’organizzazione terrorista irlandese, sia riesce a notare un equilibrio di pathos incredibile nel mostrare la sepoltura del nobile, scandita con le immagini ed il ricordo delle vittime del Bloody Sunday dove i soldati inglesi spararono sui manifestanti irlandesi in una domenica del 1972. Una sequenza molto difficile che prova quanto la serie sia veramente di livello molto alto. Livello che è merito anche del cast, prime fra tutte Gillian Anderson nel ruolo di Margareth Thatcher, e la regina Olivia Colman, che non è una scoperta – vi consiglio di ritrovare Broadchurch meraviglioso poliziesco con David Tennant. La Colman e la Anderson riempiono lo schermo coi i loro silenzi e riescono a recitare anche con le loro acconciature! Olivia Colman che lascerà il ruolo nella quinta stagione, come fece la splendida Claire Foy dopo le prime due, ad un’altra interprete, si pensa ad un’altra meraviglia britannica come Imelda Staunton (nella foto sopra), vista in Downton Abbey ed Il segreto di Vera Drake. Un passaggio di testimone già previsto per il susseguirsi degli eventi.  Non è certo quanto sarà pronta, sicuramente per il 2023. Comunque i nostalgici della modernità sono sempre pronti.

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Reali Seriali

Restiamo nel Regno Unito. The Crown nella serialità è un gioiello per tanti motivi: dal lavoro di Peter Morgan, al trio di regine visto l’arrivo di Imelda Staunton, e ai tanti membri straordinari del cast, da Matt Smith a Vanessa Kirby. Oltre Elisabetta, però, c’è un’altra regina che ha fatto la storia, protagonista di una serie tv di grandissimo successo: Victoria. Jenna Coleman rivela quanto il talento, già visto da Doctor Who, sia diventata qualcosa di solida che accompagna la sua bellezza. Andando più indietro The Tudors, che racconta, in chiave romanzata, l’intero regno di Enrico VIII, interpretato Jonathan Rhys Meyers. Ampio spazio è dato al rapporto intensamente conflittuale che il re ha con la sua primogenita Maria. Incentrato su Enrico nella serie compaiono i suoi tre figli e futuri monarchi, Edoardo VI, Maria I ed Elisabetta I.