DIAVOLI: Belli senz’anima e noiosi

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 MORIRE DI NEOLOGISMI

Articolo apparso su IL QUOTIDIANO DEL SUD de il 17 Aprile 2020

“Forza Shorta quelle azioni!” Shortare. Si stratta di un termine usato nel linguaggio finanziario che riassume il concetto di “vendita allo scoperto”. Il modo più comune per scommettere sulla discesa di un titolo azionario è lo short selling tradizionale. Con questo metodo, si prendono a prestito le azioni da chi già le possiede, impegnandosi a restituirle in futuro. Poi si vende il titolo che si è preso a prestito. Non so se avete mai sentito i ragazzi giocare al gioco di ruolo ancora più forte sulle console e sugli smartphone, si proprio Fornite! Vi è capitato di sentire l’espressione “Fatti Killare!” Killare deriva dall’inglese to kill ‘uccidere’ e indica l’azione di ‘uccidere un nemico nel gioco’. Pensare che l’espressione nasce nel linguaggio dei programmatori informatici – killare una stringa – passato poi a quello dei sistemisti – killare un processo – con l’evidente intenzione di eliminare l’oggetto in questione. Ma torniamo al nostro shortare, espressione del mondo della finanza, l’ambiente in cui si svolge l’azione de I DIAVOLI, la nuova serie evento di Sky, che proprio stasera va in onda.

Ho avuto la possibilità di vedere in anteprima i primi due episodi e visto che purtroppo la curiosità è una malattia ho anche preso il libro omonimo scritto da Guido Maria Brera edito da Rizzoli. Brera e cofondatore e Cio di Kairos, la società di gestione del risparmio più importante d’Italia. Finanziere e scrittore da dichiarato: «Ho deciso di scrivere I Diavoli per due ragioni. La prima, vagamente altruistica: mi sembra utile che le persone sappiano più cose possibile su questo mondo che determina le loro vite. La seconda è di tipo autobiografico. A un certo punto sono entrato in crisi: arrivato in cima alla piramide, ho realizzato che in fondo si sta molto male».

LA TRAMA


Di cosa parliamo quando parliamo di I Diavoli? La miniserie è ambientata a Londra e racconta i retroscena della crisi finanziaria europea attraverso la storia di Massimo de Ruggero (Alessandro Borghi), un trader italiano che ha raggiunto a fatica e solo con le proprie forze una posizione di potere nell’olimpo della finanza, seguendo i consigli di Dominic Morgan (Patrick Dempsey), il direttore di una delle più potenti banche del mondo, la New York-London Investment Bank (NYL). Divenuto suo successore nella gestione di un fondo d’investimento che specula sulle obbligazioni, Massimo si trova suo malgrado al centro di una guerra economica intercontinentale: l’America vuole sferrare un attacco ai debiti pubblici degli Stati più poveri dell’Eurozona per evitare di perdere il ruolo di guida mondiale. In pochissimo tempo, Massimo deve decidere quindi se difendere gli interessi del proprio Paese o allearsi con l’uomo che lo ha guidato verso il successo. Un thriller diretto da Nick Hurran, Diavoli ha tra i suoi protagonisti anche Kasia Smutniak nel ruolo di Nina Morgan, la seducente moglie del personaggio di Dempsey, e Lars Mikkelsen in quello di Daniel Duval, il carismatico leader di un’organizzazione internazionale che pubblica informazioni segrete di ambito finanziario. Tra gli altri interpreti, Laia Costa, Malachi Kirby, Paul Chowdhry e Harry Michell.

DELUDENTE ED INFARCITO DI LUOGHI COMUNI


Ora a parte Shortare le prime due puntate sono di una noia assoluta! Tanto avevo parlato bene dell’operazione di Sky fatta con Zero, Zero, Zero di Saviano e recensita qualche tempo fa sempre su queste pagine, tanto questo progetto mi appare di fatto un fallimento, almeno per quello che ho visto io, cioè le prime due puntate, infarcite di luoghi comuni e banali. Inoltre, la storia che Alessandro Borghi, il ragazzo italiano povero che viene dal borgo di pescatori italiano (Cetara, per chi non lo sapesse è il paese della famosa colatura d’alici, qualcosa per cui gli inglesi soprattutto nella upper class impazziscono), ora è un ricco broker con la moglie perduta, poi ritrovata, tossica e bipolare, è veramente mal costruita e si sente il rumore degli specchi che si rompono anche solo guardando la tv! Borghi tra l’altro è oltre ad essere un bell’uomo è anche un attore di buone potenzialità come aveva dimostrato in Suburra e Sulla mia Pelle. Poi c’è l’altra star Patrick Dempsey, l’altro bello, per me un attore sopravvalutato, che gigioneggia come sempre faceva su Grey’s Anatomy, cercando con le unghie e con i denti di essere il nuovo George Clooney in E.R. (lassa perde Patrick, nun è robba pe’ te. Fidate bello de papà!). Dispiace per Kasia Smutniak, che oltre alla bellezza ha delle potenzialità per certe interpretazioni, però qui il problema sta a monte. In parte è anche nella scrittura della serie, che è prodotta dalla Lux Vide, dove hanno lavorato anche amici e professionisti che stimo moltissimo, ma il materiale di partenza, almeno per la prima metà non va oltre la trama di una soap ambientata nel mondo degli squali della finanza. Mi sembra che sia un modo per raggirare il pubblico, come quello di mettere un team di supporto di squali fatto di gente proveniente da diverse culture – l’indiano coi baffi all’insù, la donna bionda e molto carina, il paciocchetto dai capelli rossi, ecc – basandosi solamente su stereotipi veramente sin troppo visti! Leggo poi articoli che parlano dei cinque motivi per cui guardare I Diavoli ed abbiamo: prodotto da aziende italiane, è tratta da un romanzo, è una miniserie – qui mi sfugge il senso del motivo -, è stata girata a Roma, ultimo la compresenza di Borghi e Dempsey. Al di là del lato ormonale mi sembra veramente che non ci siano motivi essenziali, cioè che abbiamo di fronte un buon racconto! Se volete vedere Roma allora il cinema è pieno di titoli che mostrano le bellezze della mia città natale e vale la pena di vedere anche solo per passare una bella serata. Magari La Dolce Vita di Fellini, capolavoro che soddisfa anche il lato ormonale con Mastroianni e la Eckberg. Da Sky stavolta mi aspettavo molto di più.

WALL STREET  E I BILLIONS

Parlare di finanza nelle serie tv oggi fa venire subito in mente Billions, una serie con Paul Giamatti, che non sarà bello come Borghi e Dempsey, ma è un attore strepitoso, e Damian Lewis, il bel rosso delle prime stagioni di Homeland. La serie mette in scena lo scontro fra il miliardario e la procura degli Stati Uniti che vuole scoprire come ha fatto i soldi. Ci sono altre serie, ma troppo lontane nel tempo. Vi consiglio invece qualche titolo di film, come il sempiterno Wall Street con Micheal Douglas, l’incredibile The Wolf of Wall Street di quel genio di Scorsese con un Di Caprio in stato di grazia, ma anche Margin Call con un bel trio di attori come Kevin Spacey, Jeremy Irons e Zachary Quinto, e non sottovalutate anche Too Big To Fall, film tv per la regia di Curtis Hanson che ha vinto un Writers Guild of America Award per la miglior sceneggiatura non originale per una miniserie o film TV e ha ottenuto 11 candidature agli Emmy Award.

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