DIARIO: Empatia contro l’analfabetismo emozionale (AGGIORNATO)

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Di seguito una riflessione scaturita oggi dal confronto con un’amica.
“Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. È la qualità più bella di un buon rivoluzionario.”
Ernesto Che Guevara
“Comprendere gli esseri umani è intelligenza, comprendere se stessi è saggezza.”
Lao Tse
Se due uomini a circa 2500 anni di distanza temporale per non dire di quella spaziale riuscivano a concordare su quanto l’empatia fosse non importante, ma la vera chiave dell’evoluzione umana, allora è un rischio che DOBBIAMO correre.

Sto leggendo L’Intelligenza Emotiva di Goleman. Mi aspettavo una roba new age. Mi sto trovando di fronte un testo ben scritto che parla di neuroscienza e di come tutto il nostro sistema nervoso sia fondato sulla comprensione e lo sviluppo delle emozioni.
L’ho scritto anche in un post legato alla morte di Willy Monteiro: noi non abbiamo un’educazione emotiva ed emozionale e questo ci sta fottendo.
Quando parlo di fascismo culturale e non politico intendo questo, perché quello che sta succede ora in Italia è già iniziato in altri paesi in un escalation partita dagli anni ’90.
Un educazione basata sull’empatia, quindi con parole come compassione ed anche autocontrollo da certe pulsioni di rabbia, è necessaria se vuoi salvare la democrazia. Tutti abbiamo il diritto di incazzarci – anche se ci fa male – ma non di spaccare la testa ad un altro!

Nel bene e nel male, la nostra valutazione di ogni singolo conflitto personale e le reazioni che esso suscita in noi sono plasmate non solo dai nostri giudizi razionali o dalla nostra biografia, ma anche dal nostro passato ancestrale – il che a volte ci conferisce tragiche inclinazioni, come testimoniano i tristi eventi della famiglia Crabtree. In breve, troppo spesso ci capita di dover affrontare dilemmi postmoderni con un repertorio emozionale adatto alle esigenze del Pleistocene. Questa difficilissima situazione è proprio l’argomento di cui intendo occuparmi.

Questo è proprio un passaggio di Goleman che mi sembra la giusta risposta ai nostalgici di un passato dove gli ammonimenti ed i codici per l’educazione emotiva erano dell’epoca del Codice di Hammurabi o della Stele di Rosetta. Occhio e croce 5000 anni fa. E oggi? Valgono le stesse risposte? Davvero conviene il richiamo ad un passato dove la guerra era l’unica risoluzione delle controversie internazionali? Dove si celebravano “uomini concreti e forti” e le opere letterarie più importanti erano un viaggio oltremondano fra Inferno, Purgatorio e Paradiso, o anche di un cavaliere male in arnese, sicuramente in preda alla demenza, che vedeva famelici giganti al posto di mulini a vento. (Che Dante e Cervantes mi perdonino per questo audace mio passaggio realizzato citando le loro opere immortali!)
“Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi,
non avrò vissuto invano.
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena,
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido,
non avrò vissuto invano.”
Questi sono splendidi versi della poetessa Emily Dickinson che non ha avuto certo una vita facile. Eppure sentirete molte persone, parecchie temo, dire: Eh ma questa poesia, mica vita vera!
Stronzate!
L’arte e lo spettacolo con le loro opere sono elaborazioni e frutto della vita vera. Gli Artisti e gli Autori sono esseri umani che creano poetiche partendo e manifestando la loro vita emozionale. Proprio per questo a volte ne siamo immediatamente colpiti e ci sentiamo letti, capiti ed interpretati!Allontanare qualsiasi manifestazione, rimando, ricordo all’emotività e alla propria vita emozionale ci ha ridotti ad un’aridità mostruosa.
Poesia è anche un gesto o una parola gentile a chi ami, o anche dire buongiorno a qualcuno che vediamo per la strada. Entrare in un negozio ed essere cordiale sta diventando sempre meno frequente e non diamo la colpa alla mascherina perché lo era anche prima. Stiamo completamente perdendo il contatto con le nostre emozioni e ogni volta che le proviamo, perché comunque tutto il nostro sistema nervosa, dai lobi frontali, all’amigdala, alla corteccia cerebrale hanno anche questa fondamentale funzione, siamo terrorizzati.
E che facciamo?
Ci rifugiamo non nell’estetica, ma nell’esteriorità. Ma è solo una fuga visto che poi vediamo gente stare in ansia se non raggiunge una certa quota di like su IG oppure se non riesce a fare la quota di flessioni preventivata. Anche nelle relazioni professionali sentiamo sempre più parlare di comunicazione, ma la comunicazione è costruzione di relazione!  
Si è radicata la convinzione che l’emozione significa non solo qualcosa di sbagliato ed inutile ma anche dannoso! Sempre Goleman:
Tutte le emozioni sono, essenzialmente, impulsi ad agire; in altre parole, piani d’azione dei quali ci ha dotato l’evoluzione per gestire in tempo reale le emergenze della vita. La radice stessa della parola emozione è il verbo latino MOVEO, “muovere”, con l’aggiunta del prefisso

“e-” (“movimento da”), per indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza ad agire. Il fatto che le emozioni spingano all’azione è ovvio soprattutto se si osservano gli animali o i bambini; è solo negli adulti “civili” che troviamo tanto spesso quella che nel regno animale si può considerare una grande anomalia, ossia la separazione delle emozioni – che in origine sono impulsi ad agire – dall’ovvia reazione corrispondente.

Non possiamo andare avanti a cercare scuse se non ci concentriamo sul fatto che siamo diventati essere emozionali che non hanno bussola, che non sanno come rispondere all’alzarsi della frequenza cardiaca. Tutte le emozioni passano sul corpo, sugli organi e sulla nostra pelle. Le emozioni ci spingono a vivere, ad agire, studiare e confrontarci. Dobbiamo avere il coraggio di dircelo e ricominciare da noi senza citare ogni volta i massimi sistemi o l’alibi dei “poteri forti”. Non è il 5G che azione l’interruttore della violenza, non è il Covid quello che ci renderà migliori o peggiori, saremo noi ad esserlo nell’affrontarlo!L’empatia è la vera sfida del nostro tempo e serve tempo per impararla, perché un vaccino non basta.