Danilo REA, un uomo da Piano Solo al PJF

danilo rea
Spread the love

“Essere un pianista e un musicista, non è una professione. È una filosofia, una concezione di vita che non può basarsi ne sulle buone intenzioni, né sul talento naturale. Bisogna avere prima di tutto uno spirito di sacrificio inimmaginabile.”
Questa splendida frase del grande mito Arturo Benedetti Michelangeli mi sembra perfetto per l’inizio della conversazione con Danilo Rea, che è appena entrato nella stanza d’albergo dopo un viaggio d’albergo. Danilo, che rincontro dopo qualche anno, è a Catanzaro per il concerto, che si terrà il 18 agosto, “PIANO SOLO AL TRAMONTO– Concerto per la Natura” nell’affascinante Pineta di Giovino, del Peperoncino Jazz Festival, appuntamento rinforza il legame fra la città di Catanzaro ed il PJF di Sergio Gimigliano e Francesca Panebianco. Danilo Rea è uno degli “artisti delle dita” – mi permetto questo espressione fra il serio ed il faceto – più importante del nostro continente. E non solo per il jazz. Ho avuto l’occasione di ascoltare i movimenti delle sue mani e sono quelle occasioni in cui comprendi come un gesto quotidiano diventa divino.

 

 

Non posso non chiederti cosa vuol dire tornare a suonare dal vivo post Covid?

Ah vabbè, quella la vita e soffio vitale. Poi è incredibile la come, come dire l’ispirazione che ti può dare il pubblico. In questo periodo io sto suonando tantissimo in questo periodo, per cui potrei dire, come facevamo quasi da bambini, che si migliora Giorno dopo giorno. Questa è una bellissima cosa. Il rapporto con se stessi mentre prima pensavo che nonostante tutto, fare tanti col chilometri e fare tanti concerti, poi fosse forse a discapito delle prestazioni, invece mi accorgo che va tutto meglio, quindi. Ecco un po’ come se fossi pronto lentamente ogni giorno di più, cioè più suoni e più sei pronto. E poi l’improvvisazione è un po’ così, più suoni e più entri nel corso della musica.

danilo reaSenti il concerto piano solo sancisce un po’ la collaborazione fra la città di Catanzaro e le peperoncino jazz Festival sarà un concerto fra te, la musica e la natura al tramonto. Cosa ci dobbiamo aspettare? Come lo vuoi impostare? Cosa cosa ci dobbiamo aspettare?

Eh, ma guarda che è molto difficile, nel senso che io non ho nemmeno un programma di inizio, cioè il primo brano non lo stabilisco mai, ma questo fa parte della musica. Quindi ci dobbiamo aspettare molta melodia, sicuramente quello, perché tutte le mie improvvisazioni sono melodiche, possiamo avere melodie da Tenco a De Andrè. Dai Beatles alle arie d’opera, insomma, quindi io mischio. Guarda ultimamente mi sta accadendo che nel negli ultimi concerti, in questa stagione de il piano solo, iniziò con un brano che non so quale sia E non mi fermo più fino alla fine del concerto. Questa è una cosa abbastanza particolare. Quello che mi ha sconvolto è la reazione del pubblico: totalmente felici e contenti” per questo trip, per questo shock sulla colonna sonora della loro vita,che ognuno ha vissuto a modo suo e poi imitato e poi reso. Sarà un bellissimo concerto grazie anche a Sergio e Francesca, anima del PJF.

 

All’inizio del PJF a Corigliano-Rossano c’è stato un gran concerto di Roberto Gatto. Mi è venuto in mente quando tu, lui e Pietropaoli avete debuttato. Non sbaglio, vero?

Assolutamente no! Era un trio che girava intorno ad amici e c’era anche mio fratello. Dopo suonammo al primo festeggiare del Testaccio, quindi quella che poi sarebbe diventata la scuola Popolare di musica del testato la prima volta che suonammo salimmo sul palco era la seconda edizione di questo articolo, il Festival salimmo sul pacco e quello che è Roberto gatto, quindi è un musicista molto sciolto, impavido per certi versi no. Mi disse Danilo, Cantami il motivo del primo pezzo, che cioè il panico me. C’era un amore per la musica, soprattutto per il jazz.

danilo rea

Come sta cambiando il jazz?

Per me come tutte le musiche sta diventando ipertecnico molto concettuale. Oggi il jazz si è un po’ allontanata dal concetto di jazz, forse anche per il motivo che musicisti di jazz sono diventati anche dei compositori.

Ah beh, è giusto che un musicista componga, perché? Perché componendo lui capisce come è fatto, com’è come cosa gli piace e cosa non gli piace. Quindi esce dal linguaggio prettamente solistico e diventa un compositore, quindi e cambia da un altro punto di vista. Non è detto che tutti i solisti di jazz siano anche bravi compositori, o forse che magari quelle composizioni, siano composizione di musica jazz?. Quello che è necessario è tornare all’emozione del rapporto di musica ed emozione. Siamo del musicista, del compositore, e prima di tutto dell’ascoltatore.

La questione è che l’emozione riguarda tutti e troppo spesso viene banalizzato. Danilo Rea con la sua musica fa proprio il contrario.