Cose a Casa e non a Caso.

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La casa è il vostro corpo più grande. Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte; e non è senza sogni.
(Khalil Gibran)

Nessun posto è bello come casa mia.
(Noel Langley, Il Mago di Oz)

Là dove sei felice, sei a casa.
(Proverbio tibetano)

Una casa, due esseri, una sola anima: ecco la felicità.
(Proverbio curdo)

Casa è dove si trova il cuore
(Plinio il Vecchio)

Dovunque vai e in qualunque tempo sei la casa é legata ad una idea forte di serenità e memoria. La casa però è anche il luogo della propria memoria, il buen retiro, il nido , il rifugio. Ma casa é sicuramente qualcosa di più.

Casa e la persona stessa. Non è soltanto un posto dove tieni le cose importanti per te. Casa e dove tieni te stesso. Casa è anche il tuo insieme di ricordi, esperienze e patrimonio genetico.

Io non so davvero cos’è “casa” per me. È la cosa peggiore è che non riesco a dirlo. Credo di parlare troppo. Sul serio. Io ringrazio i tanti, anzi tantissimi che mi hanno sempre incoraggiato a portare avanti il mio percorso, ma davvero io arrivo poi arrivo ad un punto dove le parole che ho non mi bastano più. Non mi va neanche di diventare un “intrattenimento”, per quanto non ci sia nulla di male nell’intrattenimento, anzi che gli dei del cosmo lo benedicano sempre altrimenti ci prenderemmo troppo sul serio e non riuscire a trovare le porte ed i percorsi in un questo lungo peregrinare che chiamano universo.

Però io sento di riuscire a parlare solo a chi è lontano da me, come se avessi un megafono, come se fossi uno di quei simpatici e strambi personaggi che si aggirano in ogni vicinato o quartiere. Da lontano diventano maestri spirituali, mentre per i vicini sono quelli a cui si lascia un caffè sospeso e gli si danno soprannomi dialettali, simpatici, ma non certo pieni di stima.

Forse ho troppo da dire, sono nato col vizio della curiosità e del voler approfondire le cose e ho capito che è un pessimo vizio, anche se nessuno lo ammetterà mai! Però le persone vogliono sempre degli yesman, anche se a posteriori si lamenteranno che nessuno gli ha detto che sbagliavano quando sbagliavano.

Poi ho un altro difetto. Fra i tanti. Non riesco a farmi scivolare le cose addosso. E dovrei, vivrei meglio. Eppure sono un rompicoglioni apprezzatissimo, sempre da lontano sia chiaro. Da vicino a volte sento come se avessi una sorta di cortina di gomma trasparente, fatta anche della mia storia di malato. Perché comunque c’è. Per alcuni sembra un vantaggio – si me lo hanno detto, soprattutto dietro le spalle – per altri è un’etichetta. Certo poi ci sono le prove di avere un Quoziente Intellettivo ai livelli di Einstein, cosa che mi ha permesso di sopperire ed adattarmi ai miei danni neurologici, ma oggi Einstein magari viene scambiato per un’atleta olimpico o uno chef straniero.

Io non riesco a sentire le stronzate che ogni giorno ci passano accanto e a far finta di niente. E soprattutto cerco sempre di vedere le cose da tutte le angolazioni. Questo non mi fa sentire a casa. Questo mi fa sentire isolato. Non è una questione di presenza fisica, ma di vicinanza empatica, neanche emotiva. Per questo parlare m’affatica, perché le mie parole non trovano più la strada per raggiungere gli altri e dargli la possibilità di raggiungermi. Cosa voglio? Non so dirlo. Forse vorrei solo un po’ più di tranquillità o di normalità, ma conoscendomi la vedo difficile. Parecchio. Magari dovrei incontrare un altro me per mandarlo a quel paese.

O magari vorrei essere me. Solamente me. Allora credo mi sentirei a casa. Una casa senza barriere. Dove ascoltare il silenzio senza il bisogno di riempirlo. Mi piacerebbe imparare a farlo.