Di nuovo sulla Row per l’ultimo Carnival di sangue

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Ci sono voluti quasi quattro anni, complice la pandemia ma non solo, per vedere una stagione successiva di Carnival Row, la seconda e conclusiva, trasmessa dalla piattaforma di Amazon Prime Video. Il 2019 aveva segnato la messa in onda ed il successo di una produzione cross-genere, fra il fantasy ed il crime, di Carnival Row con un cast in cui spiccavano star del calibro di Orlando Bloom e la rivelazione Cara Delenvigne, che col il suo volto dalla bellezza misteriosa e spigolosa riusciva a dare molto ad un personaggio come la fata Vignette Stonemoss. Col normalizzarsi della situazione le cose hanno ripreso il loro corso anche per le produzioni seriali che avevano visto un fortissimo stop. Con il via libera della Repubblica Ceca – setting principale dell’avventura dei protagonisti – i creatori René Echevarria e Travis Beacham, un vero “trafficante” fra fantasy e sci-i,  hanno potuto riprendere la storia da dove l’avevano lasciata, riportando gli spettatori nella capitale noir e cupa del Burgue, dove le tensioni tra umani e Fae sono sempre più gravi e una minaccia misteriosa semina il panico con terribili omicidi. Certo la domanda è sempre la stessa: ,a la nuova stagione sarà migliore della precedente?

Cerchiamo di riprendere le fila della storia prima di tutto. Dopo una sanguinosa guerra, il continente di Tirnanoc è diventato una terra ostile per le creature fatate che originariamente lo abitavano, i Fae. Ondate di immigrazione hanno portato questi ultimi a vivere nel mondo degli uomini nella città di Burgue, ghettizzati nel quartiere della Carnival Row, dove la forte discriminazione razziale li ha costretti a vivere in situazioni di povertà, sfruttamento e subordinazione. Qui, fra forti tensioni sociali e politiche, l’ispettore Rycroft Philostrate (Orlando Bloom) indaga su una serie di delitti perpetrati da una creatura sanguinaria. Ad aiutarlo – seppur con qualche iniziale contrasto – è la fata Vignette Stonemoss , sua ex amante, ora legata a lui da un rapporto di affetto e risentimento. Sullo sfondo di questa storyline principale, se ne muovono altre con personaggi niente affatto secondari, anzi saranno loro la vera novità di questa stagione e contribuiscono a porre l’accento con le loro azioni e scelte sul clima soffocante di una società profondamente razzista come quella dipinta in Carnival Row: in particolare il fauno Agreus (David Gyasi) e la nobildonna Imogen (Tamzin Merchant), i cui scambi iniziali risentono di diffidenza e stereotipi, ma si trasformano presto in un’appassionante storia d’amore. La sconfitta di questa minaccia non mette tuttavia in sicurezza il Burgue e Carnival Row, ancora attraversate dalle tensioni di sempre, sulle quali si apre la seconda stagione della serie. La classe politica continua a prendersela con i Critch (termine dispregiativo per indicare la popolazione dei Fae), ma non mancano i desideri e i tentativi di portare la pace tra popolo fatato e uomini. Philo non si trova solamente a mettere in discussione la propria identità, dopo aver scoperto di avere sangue Fae, ma ormai escluso dal proprio ruolo di ispettore scopre che una nuova minaccia – un crudele assassino – sta peggiorando le sorti del suo mondo. Siamo dunque alle prese con altri delitti e un nuovo mistero, sullo sfondo del quale si muovono forze rivoluzionarie che potrebbero sconquassare i fragili equilibri tra umani e Fae.
La seconda stagione non delude chi ha amato le tinte noir e le atmosfere cupe dei primi episodi, ambientati in quella che è – a tutti gli effetti – una città fantasy di ispirazione neo-vittoriana. Di fronte a una regia tradizionale, è la fotografia a creare la gran parte del fascino, giocando con le tonalità scure dei vicoli di Burgue, dove i tentativi di rivalsa degli abitanti di Carnival Row sembrano aver portato a tensioni sempre più forti. Anche la colonna sonora – composta da Nathan Barr – contribuisce a creare l’atmosfera, immergendo lo spettatore in un mondo fantasy variegato e accattivante.

Malgrado le avventure di Philo abbiano portato alla luce la necessità impellente di instaurare un clima di pace tra Fae e umani, i soprusi e le discriminazioni sono ancora all’ordine del giorno, a causa di una classe politica che non solo non protegge le minoranze, ma – al contrario – le strumentalizza, le umilia e le maltratta. In un contesto tanto complesso si sviluppano i conflitti veri e propri: i crimini agghiaccianti compiuti da un assassino che si aggira nel Burgue e minacce più sottili, che serpeggiano tra le vie della città e si nutrono del malcontento Fae. Da un lato abbiamo il Corvo Nero – a cui si associa la stessa Vignette – il gruppo di ribelli che lotta contro i soprusi degli umani attraverso attacchi mirati; dall’altro l’idea di rivoluzione portata avanti dalla misteriosa Leonora (interpretata da Joanne Whalley). In un mondo che fa della violenza il proprio linguaggio principale, sembra non esistere altra forma di comunicazione da entrambe le parti coinvolte, sia tra coloro che desiderano sopraffare, sia tra chi vuole difendere i propri diritti, ma finisce per sovrapporre la semplice vendetta alla preziosa rivalsa sociale di cui si fa portavoce. La seconda stagione ha degli alti e bassi, purtroppo, e si riprende solamente solo nella parte finale, segnale che forse si doveva dare più spazio sin da subito agli altri finali narrativi. Alla fine il risultato è comunque godibile e si fosse lavorato in maniera diversa una terza stagione sarebbe stata sicura. Un’occasione persa e dispiace davvero.