Bordertown: Sorjonen e i confini del freddo criminale

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“Perché queste cose lassù, al Nord, non succedono!”
Questo è il leit-motiv di un personaggio di Alberto Sordi in un film del 1955 diretto da Mauro Bolognini. Un bell’esempio di commedia all’italiana corale con icone del nostro cinema come Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Nino Manfredi ed altri. Musiche del grande maestro Carlo Rustichelli. Sordi era un giovane carabiniere romano che si lamentava del lassismo dei colleghi in confronto alla fermezza e al rispetto delle regole degli abitanti dell’Italia Settentrionale. Non si preoccupino quelli che credono che nel complotto anti-nordista contro la Regione Lombardia, perché non parleremo di quel nord, bensì di un altro nord, che sembra essere più una categoria dello spirito per dirla alla Hegel piuttosto che un luogo geografico.

Dopo la doverosa citazione per ricordare il centenario della nascita di uno degli attori migliori e più rappresentativi della commedia italiana torniamo nel campo della serialità. Oggi parliamo di Bordertown, serie crime in onda su Netflix, giunto alla sua terza stagione. A molti il titolo suoi affezionati il titolo potrebbe dire poco, ma se dicessi Kari Sorjonen, nome del geniale protagonista dal fisico asciutto, nervoso e tormentato, i loro occhi si illuminerebbero.
Siamo in Finlandia, vicino al confine con la Russia, nella città di Lappeenranta piena di neve e anche di piscine terminali. Se questo fosse il nord anche il personaggio di Alberto Sordi scapperebbe subito. Nel paese simboleggiato dalla Nokia si vive una socialità estrema, morbosa, rappresentata anche dalla presenza di sette cristiane che non sono dissimili dall’islam più conservatore, usando anche il cilicio e la frusta per l’espiazione dei peccati.

L’ispettore della polizia di Helsinki, capitale finlandese, Kari Sorjonen e la sua famiglia decidono di cambiare vita e lasciare la capitale. Lui è una delle punte di diamante dell’analisi crimini violenti e questa sua attività lo sta allontanando dalla sua famiglia composta dalla moglie Paulina e dalla figlia adolescente Janina. Scelgono di trasferirsi in una piccola città di confine, Lappeenranta appunto, situata su un lago e con un turismo abbastanza vivace. L’investigatore, deciso a iniziare una nuova vita in un paese tranquillo e con una bassa percentuale di criminalità, spera di poter recuperare il rapporto con la sua famiglia, a lungo trascurata a causa del suo stressante lavoro. Come sempre nella letteratura, ma anche nella vita reale, la provincia nasconde pesanti lati torbidi e l’estremo nord non è da meno. Anzi. Non dimentichiamo poi che il crime scandinavo ha vissuto negli ultimi quindici anni uno sviluppo incredibile, sia nei libri che nella serialità. Scrittori come Mankell, purtroppo scomparso, ma creatore del personaggio del commissario Wallander, da cui è stata tratta una serie tv di successo interpretata da Kenneth Branagh, oppure Stieg Larsson, il padre del personaggio di Lisbeth Salander, la protagonista della Millennium Trilogy, che anche in Italia ha avuto un successo straordinario, grazie anche alle versioni cinematografiche, e più recentemente il vendutissimo Jo Nesbo, sono gli alfieri di una vera “invasione vichinga”. Invasione che ha anche delle “vichinghe” come Annie Holt e Camilla Lackberg nelle proprie fila. Naturalmente ci sono delle diversità fra i diversi scrittori ed i loro toni di scrittura, però ci sono anche degli elementi comuni accumulabili forse al modo di intendere la socialità nell’estremo nord dell’Europa. Un modo di vivere che è rappresentato anche da Sorjonen, che tenta di richiudere le ferite aperte della sua infanzia per la morte del padre ad una lunga malattia, che purtroppo si ripresenta come uno spettro per colpa del tumore al cervello contro cui combatte sua moglie. Nella libertà dei comportamenti degli scandinavi, da quella sessuale a quella sull’assunzione di sostanze stupefacenti, corrisponde una freddezza nelle relazioni, un’incapacità a mostrarsi per il troppo mostrarsi!

I personaggi sono bloccati, fissi, ghiacciati dal clima esteriore ed interiore e devono esagerare ed esacerbare ogni cosa e relazione. Il sesso a pagamento è spesso presente come trigger delle vicende, soprattutto perché sembra l’unica valvola di sfogo per un mancato confronto uomo-donna basato sull’intimità. Un lato che è presente anche negli uomini che sono intorno a Sorjonen che ha un metodo di indagine basato sulla ri-costruzione degli eventi e delle possibilità dentro un suo “palazzo della memoria”. Gli indizi raccolti ogni volta sono pezzi del puzzle che ogni volta lui cerca di costruire e poi decifrare entrando nella mente di ogni sospetto. Sono le possibilità quelle che interessano a Kary, che vorrebbe vivere una vita più tranquilla ma ha un disperato bisogno di decifrare, di comprendere, di interpretare la realtà e gli avvenimenti che lo circondando. A mio avviso c’è in tutto questo anche il modo in cui viene vissuta la religione, soprattutto il fattore del peccato e del perdono. Quella scandinava è indubbiamente una società secolarizzata, però vi sono presenti molte chiese e culti di derivazione protestante che insistono molto sul peccato e sulla punizione. Un tratto evidente anche in alcuni romanzi di Nesbo. La forte presenza dei paesaggi innevati, bianchi o completamente oscuri nella notte, coincide con la mancanza di mezzitoni o tinte più tenui, rendendo però la narrazione forte interessante. In questo momento sono presenti su Netflix 30 puntate di Bordertown che compongono le tre serie. Io ve le consiglio. Purtroppo sembra che non ci sarà una quarta serie, pare che il creatore Miikko Oikkonen, ideatore in precedenza di altre storie di successo, voglia dedicarsi ad altro. Speriamo ci ripensi. Intanto buona visione.

Il nord innevato è sempre un setup molto interessante per il cinema e la serialità, non facile perché esclude l’uso dei “mezzitoni” sia nell’immagine, sia nel contenuto. Prima da segnalare è Lilyhammer, interpretata sa Steve Van Zandt, storico chitarrista di Bruce Springsteen e poi interprete di un piccolo ruolo ricorrente nei Soprano. Dal 2012 lui è diventato produttore, regista e protagonista di questo gioiellino dramedy incentrato sulla storia di un mafioso newyorkese che tenta di incominciare una nuova vita a Lillehammer in Norvegia. Nell’ultima puntata della terza stagione della serie Bruce Springsteen apparirà come guest star nei panni del fratello. Del commissario Wallander abbiamo già parlato e anche se non è di produzione scandinava vorrei ricordare Fortitude, che è britannica, incentrato sull’investigazione di un omicidio in una fittizia cittadina della regione artica, con Stanley Tucci e Dennis Quaid tra i protagonisti.