Assenso o Assenza?

Percorso
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Foglietto 23 Marzo

Noi e gli Altri

Il caffè all’alba ha un sapore diverso dopo che la pioggia è caduta sulla terra. L’odore del bagnato ne esalta alcune caratteristiche che altrimenti restano in secondo piano. Prendere il caffè mentre sorge il sole non è una cosa che fanno in tanti, a meno che non costretti.

“Quando si tende a a fare le cose che fanno tutti gli altri si diventa tutti gli altri.”

Lo scrittore Charles Bukowski, il magnifico perdente aveva già individuato di quella che è il nocciolo dell’espressione “dittatura della maggioranza”. Si tratta di quell’assurdo principio che è stato molto usato nel nostro paese negli ultimo 20 anni, per cui se tutti lo dicono o tutti lo fanno deve essere vero, deve essere giusto. Lo vediamo anche in tempi di Covid 19 dove tutti sono diventati runner, complottari e maniaci del controllo. Una sorta di brutta fabbrica del consenso e dell’assenso.

Noam Chomski ci aveva avvertito dicendo:

“Nella fabbrica del consenso, si stimola il pubblico a essere favorevole alla mediocrità.”

Rimarco citando il grande filosofo e matematico Bertrand Russell:

“Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Infatti, a causa della stupidità della maggioranza degli uomini, è molto più probabile che un giudizio diffuso sia sciocco piuttosto che ragionevole.” Un pensiero che svela proprio la forza di alcune teorie complottare, lo dico alla romana, palesemente assurde, che non hanno fondamento e che possono essere smentite in un attimo, ma che come il nero stanno bene su tutto!

Io sono spaventato da queste considerazioni, sono spaventato da questi inviti all’uomo forte e anche alla delazione. Non bastano le invocazioni dell’esercito, con persone che pensano che i soldati porteranno la spesa casa per casa, ma si organizzano gruppo social che invitano a denunciare chi trasgredisce i divieti imposti dai decreti. Io resto convinto che solo l’autodisciplina può aiutarci, ma allora perché non affrontare subito e direttamente la situazione. Mi è capitato mentre facevo spesa di vedere persone senza mascherina o che non rispettavano la distanza e non una sola volta ma in più occasioni. Così gliel’ho fatto notare. Un paio si sono scusati e hanno subito rimediato. Un altro voleva battibeccare e ha addirittura alzato un po’ la voce. Altri mi hanno dato manforte e alla fine anche lui ha ceduto. Però mai mi sono sognato di andarlo a denunciare. Mi sembra che molti hanno un’idea di democrazia come diceva il giornalista Leo Longanesi:

“Abuso di potere, mitigato dal consenso popolare: ecco l’ideale della nostra democrazia.”

Io no, non mi appartiene, non fa per me. Non ho sentimenti ostili verso la gente, ma non credo che la maggioranza abbia ragione per forza perché è maggioranza. E neanche sono convinto che la maggioranza abbia “buonsenso”.

Io la penso come Zygmunt Bauman:

“Penso che la cosa più eccitante, creativa e fiduciosa nell’azione umana sia precisamente il disaccordo, lo scontro tra diverse opinioni, tra diverse visioni del giusto, dell’ingiusto, e così via. Nell’idea dell’armonia e del consenso universale, c’è un odore davvero spiacevole di tendenze totalitarie, rendere tutti uniformi, rendere tutti uguali.”

La penso come diceva un grande padre della nostra Italia, Luigi Einaudi, che è stato presidente della Repubblica dal 1948 al 1955:

“Non le lotte o le discussioni devono impaurire, ma la concordia ignava e l’unanimità dei consensi.”

In tutto questo però non deve mai venire meno il rispetto e la lucidità!

Ultimamente invece queste caratteristiche le vedo vacillare. Come vedo mancare coraggio delle proprie opinioni per seguire quella del più forte.

La leggerezza necessaria

“Quello che ci manca ci attira. Nessuno ama la luce come il cieco” diceva Victor Hugo, ma ci vogliono occhi acuti per riconoscere certe cose, soprattutto se si è sottoposti ad un continuo cinguettare inutile e noioso. A mio avviso si è scambiato la leggerezza con ben altro. Conosco tanta gente sui social che si sta adoperando per trasmettere leggerezza e cerca di far trascorrere il tempo mentre altri lavorano per la nostra salute. Alcuni, non pochi purtroppo, hanno il gusto della polemica inutile, fine a se stessa, e di fronte alle immagine del corteo di mezzi militari che porta fuori le bare da Bergamo, o ai malati in terapia intensiva attaccati ai respiratori, intubati, o ancora di fronte alla facce e ai corpi stanchi del nostro personale sanitario discutono dell’orario di una conferenza stampa e sul fatto che viene fatta dai social. Naturalmente lo contestano dai social, la loro corsia preferenziale!

Abbiamo bisogno di leggerezza.Come diceva un maestro come Italo Calvino:
“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.” Oggi la leggerezza ci è necessaria. Ne sentiamo tutta l’assenza.

Coltivare l’Assenza

Di “assenza” qualcosa ne so. Assenza è uno dei momenti in cui viene chiamato una forma di epilessia, conosciuto anche come Piccolo Male. Fa parte del retaggio, insieme alla depressione chimica e altro, che mi ha lasciato il tumore al cervello.

Però certe volte l’assenza va anche coltivata perché ci fa scoprire le cose più importanti e quelle di cui sentiamo più il bisogno.

Diceva William Shakespeare, il bardo immortale:
“Noi non apprezziamo il valore di ciò che abbiamo mentre lo godiamo; ma quando ci manca o lo abbiamo perduto, allora ne spremiamo il valore.”

E’ vero.

Qualche tempo fa in un social a me molto caro sono stato spesso attaccato non solo per le mie opinioni ma per il fatto di aver raccontato le mie condizioni di salute, mi hanno chiaramente detto che lo facevo per attirare consensi, altri hanno dubitato fossero vere. Mi è dispiaciuto ma sono andato avanti anche io a cinguettare. Tra l’altro nessuno gli obbligava a seguirmi. Più recentemente invece sono stato attaccato non solo per questo ma anche per come argomento i miei “foglietti”. Ci sono stati insulti pesanti. Io non ho un carattere facile, o meglio in alcuni momenti non lo ho. E’ un caratteraccio, quello di uno che certe volte farebbe bene a star zitto, ma non riesco. Amo lo scontro e la dialettica, ma non ho mai insultato nessuno e non ho mai avuto desiderio di far del male, cosa che invece ho visto. Stavolta allora la voglia di smettere di cinguettare c’è davvero. Se non si accetta la dialettica allora non c’è possibilità di dialogo. Io credo nelle parole, credo nella narrazione, nella potenza e nella forza del racconto. Proprio per questo con Micilab, la mia società di comunicazione, stiamo lanciando il #MiCiChallenge, una “pandemica narrazione”, un racconto collettivo per farsi “contagiare dal racconto”, per sostenere la campagna #iorestoacasa stimolando il cervello e le emozioni – se vi interessa trovate le info sulla pagina Micilab di Facebook oppure su www.micilab.it -proprio perché credo come diceva Roland Barthes che scrivere è prendere in maniera obliqua la verità.
Ci stiamo facendo travolgere da qualcosa che ci sta drogando. Come ho scritto ieri c’è una pandemia anche di fake news che stanno diventando l’assenzio di questo tempo.

Ho deciso di coltivare un po’ di assenza e non per farmi desiderare, ma perché ho altri bisogni, obiettivi e dimensioni.Ho deciso che da certe piazze è meglio mantenere più del metro di distanza imposto per sicurezza. Per ora rallento e molto, so che chi mi segue con attenzione capirà i miei motivi e se vogliono possono contattarmi in altre forme. Se poi non vogliono si vede che doveva andare così, felice di aver percorso un tratto di strada insieme, ma io sono devoto alla dialettica, alla logica e anche alla poesia. Non è una contraddizione, perché la poesia non è soltanto un insieme rime come qualcuno vuol farci credere, è più una questione di visione. Questo è il mio approccio alle cose.

Forse lo disse bene il poeta messicano Octavio Paz:
“La poesia, nel passato, era al centro della nostra società, ma con la modernità si è ritirata ai suoi margini. Io penso che l’esilio della poesia sia anche l’esilio del meglio del genere umano.”