DIARIO: Pensare. Duke Ellington e la dipladenia.

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Quest’anno le dipladenie mi stanno dando davvero tante soddisfazioni. Sarà perché il fioraio che le ha piantate ha fatto un bel lavoro o perché le innaffio parecchio alla primissima luce dell’alna. Però pensavo che magari potrei aiutarle in qualche modo. Concime? Antiparassitari? Già fatto. Pensavo invece di fargli sentire In a sentimental mood di Duke Ellington. Pensavo.

Ogni tanto arriva qualcuno che dice che pensare fa male. Poi al mio sopracciglio alzato e alla mia reazione composta di pacata e ferma disapprovazione si corregge e dice che pensare troppo fa male. Chissà cosa vuol dire pensare troppo per chi ha questa opinione? Non credo che significhi “rimuginare”, non credo ce l’abbiamo con il dedicarsi senza costrutto a riflettere su una faccenda. No , ce l’hanno proprio col pensiero! Certo in un mondo e specialmente in un paese come il nostro dove l’ignoranza è diventata valore e motivo d’orgoglio, mi rendo conto che pensare sia negativo.

Duke Ellington pensava. Aveva questo vizio. Dopo aver scritto quel capolavoro che è In a sentimental mood disse che prima di arrivare a quel giro di piano iniziale, quello che si ripete alcune volte prima che il sassofono entri con un bellissimo e lento progredire, l’aveva pensato parecchio. L’aveva sentito nella testa tantissime volte. Eppure sembra di una semplicità incredibile. Certo il Duca non era Sferaebbasta, uno dei trapper idoli dei pre-teen italiani, se poi sapessero che ha guadagnato più soldi di lui e ha avuto una vita più dissoluta non ci crederebbero. Non lo penserebbero neanche. E ritorno quel verbo. Pensare.

Niente. Pare che proprio non ne riusciamo a fare a meno. Anche perché pare che sia collegato con un altro verbo importante: sentire. Non nel senso di ascoltare ma di provare. Verbo davvero importante che è legato ad un’altra attività fondamentale dell’uomo: desiderare.

Molto spesso il desiderio viene represso da chi si arroga il diritto di dirci come vivere. Attenzione che non si parla di regole sociali o di mettere le mascherine. Parliamo proprio di pensiero.

Jacques Lacan disse: Il desiderio è desiderio dell’Altro.

È una frase per me che ha del rivoluzionario. Come lo ha il pensiero . È il pensiero che cambia il mondo, è quello che ci fa capire cosa sentire. Ogni volta che pensiamo, noi sentiamo e desideriamo. Allora magari siamo capaci di scrivere immortali standard jazz o anche trovare un nuovo modo di innaffiare le dipladenie. O una nuova cura per il Covid.

Gadda scrisse : Il mio gran male è stato sempre e sarà sempre uno: quello di desiderare e sognare, invece di volere e fare. Il grande ingegnere della nostra letteratura si scontrava con una certa geist lombarda, però penso che anche lui pensasse che senza sogno non c’è pensiero, senza desiderio non c’è speranza. Chiudo con una frase di Alda Merini, splendida donna e poetessa che conosceva il desiderio:

Ho un solo desiderio per l’aldilà, che non vengano a cercarmi i rompiballe.