Ricorda anche quando il padre e suo fratello scapparono in Svizzera con i gioielli cuciti nel cappotto, un espediente preso da La Certosa di Parma di Stendhal, che poi furono venduti per riuscire a vivere in quell’esilio forzato. Un esilio a cui sono stati costretti in molti. Racconta anche quando andò a Piazzale Loreto a vedere Mussolini ucciso. Volevo vederlo. Voleva vedere se era vero, se era davvero la fine.
«Mia mamma era disperata a sapermi in giro da sola. In quei giorni a Milano si sparava ancora per strada. Ma io volevo vedere se il Duce era davvero morto. E vuol sapere se ho provato pietà? No. Nessuna pietà. Ora è comodo giudicare a distanza. Bisogna averle vissute, le cose. E noi avevamo sofferto troppo».
La distanza ed il tempo permettono di prendere aria, di respirare, di poter prendersi il lusso di giudicare. E’ un po’ lo stesso discorso di come alcuni hanno giudicato le “esagerazioni” del Black Lives Matter. La protesta non si giudica, si racconta. Non possiamo permetterci di giudicare perché non è detto che si riesca a capire la complessità di chi prove una persecuzione sulle propria pelle. Eppure parliamo. Parliamo e a volte anche troppo e senza consapevolezza. Si dice “sono chiacchiere”, è “un pour parler”. Ok, può essere così, ma a volte quelli sono i metodi peggiori e più pervasivi perché un’idea, un’opinione si faccia strada.
C’è una famosa aria de Il Barbiere di Siviglia di Rossini che recita:
La calunnia è un venticello
Un’auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S’introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d’orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un’esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l’aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.
Mi è venuta in mente ricordando quanto la signora Valeri sia appassionata di musica lirica e di come i grandi classici non vadano mai dimenticati, visto che diventano testimonianze di un passato, che è nostro, che non vorremmo vivere ancora.
Franca Valeri è stata anche un’acuta osservatrice della realtà che è riuscita a trasporre anche in delle acute maschere del cabaret come:
- La signorina Snob
- Cesira la manicure
- La sora Cecioni
Un grazie enorme a Franca Valeri e a tutte le donne del cinema che ci aiutano ancora a pensare.
Buongiorno e scusate il disturbo.