#20luglio Cosa vuol dire Roma?

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Ogni tanto qualcuno mi chiede se mi manca Roma.
Non ti manca qualcosa che è sempre con te. Roma non è e non sarà mai solamente una città e noi che ce l’abbiamo nelle nostre radici e nel sangue lo sappiamo.
Ha detto bene Ennio Flaiano: “Roma è la mia città. Talvolta posso odiarla, soprattutto da quando è diventata l’enorme garage del ceto medio d’Italia. Ma Roma è inconoscibile, si rivela col tempo e non del tutto. Ha un’estrema riserva di mistero e ancora qualche oasi.”
Roma però non è una questione di sangue, forse è la città più bastarda ed impura del mondo, crocevia di razze ed idee, e le sue epoche più grandi sono state quelle in cui è stata più bastarda, compromessa, condivisa!

Sempre Flaiano disse che Roma assolve e non giudica! Uno dei suoi maggiori cantori è stato quel bolognese di Pasolini che ha capito la sua bellezza nei Ragazzi di Vita. “Come se fossi appena giunto a Roma,
e trovassi una immensa città sotto la pioggia,
con quartieri sconosciuti e inconoscibili,
di cui si sanno leggende.”

Roma è l’idea che abbiamo di lei, oltre che un luogo fisico, è un ammasso meraviglioso di memorie ed emozioni. Una scatola di lego componibili che monto e rimonto nel mio animo. Roma è Monteverde di mio nonno, è la movida di Testaccio con gli amici, le passeggiate a Garbatella e Villa Borghese. Roma è una distesa infinita di emozioni e ricordi. Forse proprio per questo non so se riuscirei a viverci ancora! Non è facile per la realtà competere con la fantasia.

Io ho fatto delle scelte e ogni giorno non me ne pento. Le mie scelte sono la donna che mi vive accanto, l’odore del mare che mi arriva all’alba che si mescola col sapore del primo caffé, mentre annaffio le piante del balcone. Le mie scelte sono i sorrisi e le parole di una famiglia allargata che va da Venezia, passa per Parma ed arriva alla Calabria passando per le parole quotidiane della telefonata coi miei genitori. Sono le chiacchiere con i miei “compari” che sono dei fratelli per me e con i loro figli. Le mie scelte sono la vita stessa che cerco di costruire con queste parole, questo diario di piccoli pezzi che tento di far combaciare in un puzzle che si chiama vita.

G. K. Chesterton, l’uomo che ha inventato il personaggio di Padre Brown, ha scritto: é insensato andare a Roma se non si possiede la convinzione di tornare a Roma.

Credo che Roma sia qualcosa di più che la splendida ed imperfetta città dove sono nato e cresciuto, un bellissimo luogo d’arte e desolazione. Roma è un luogo dell’anima e sarebbe bello coltivarlo ogni giorno ed in ogni posto dove viviamo, con il nostro corpo e con il nostro cuore. Non si fugge da se stessi.

Buongiorno e scusate il disturbo.