E per quanto riguarda il significato profondo della Giornata, scegliamo queste parole: “Il 2 aprile è la giornata in cui il mondo neurotipico parla degli autistici. È la giornata della consapevolezza dell’autismo, certo, la consapevolezza da parte mia di quanto ancora ci sia da fare per riuscire a far passare un concetto tutto sommato semplice come quello di “inclusione”. Un concetto scomodo perché presuppone uno sforzo anche dall’altra parte, un cambiamento, un mettere in discussione tutto quello che fino a oggi si è sempre dato per scontato, le abitudini, i comportamenti, le credenze. Perché per integrarmi lo sforzo devo farlo io, ma per includermi bisogna che lo facciano anche loro, i “normali”, quelli che (il 2 aprile) staranno lì a parlare e scrivere di me senza nemmeno conoscermi.”
“Il modello medico ritiene che la disabilità derivi dalle limitazioni fisiche o mentali di una persona. Il problema risiede nella persona, che è vista come in qualche modo deficiente o anormale. La gente va dai medici con un problema e il medico diagnostica il problema e prescrive una cura. Per la maggior parte delle malattie, questo modello può essere sufficiente: ad esempio, una persona può presentare un forte dolore addominale, le può essere diagnosticata un’appendicite e può subire un’operazione per rimuovere l’appendice. In altre condizioni, tuttavia, adottare solo tale modello aumenta il rischio di pregiudizi e discriminazioni.
Il modello sociale della disabilità suggerisce che la disabilità è spesso creata da atteggiamenti, pregiudizi e barriere erette dalla società e non da qualche problema o deficit dell’individuo.
Il movimento della neurodiversità offre una contro-narrativa al modello medico. La neurodiversità è definita come un paradigma bio-politico interessato alla promozione dei diritti e alla prevenzione di discriminazione nei confronti di persone neurologicamente diverse dalla popolazione “neurotipica” (o non autistica).
La neurodiversità spiega, nel suo senso più ampio, lo sviluppo neurologico atipico come una normale variazione naturale del cervello umano, una forma alternativa della biologia umana. Per la neurodiversità, le persone con autismo rappresentano una normale variazione neurologica al pari di razza, genere o sessualità (Jaarsma e Wellin, 2012). Il paradigma della neurodiversità sostiene che la condizione autistica non è una condizione da curare, quanto piuttosto una specificità umana o una differenza nei modi di socializzare, comunicare e percepire, che non sono affatto necessariamente svantaggiosi (Jaarsma e Wellin, 2012).”
Questo brano è preso da State of Mind – Il giornale delle scienze psicologiche
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2018/12/neurodiversita-definizione-dibattito/
che trovate sulla loro pagina Facebook per far capire come la parola inclusione debba essere attiva e non soltanto un termine vuoto da utilizzare nelle cerimonie.















Per una vita serena serve altro. Tanto altro. Ogni giorno provo a scoprirlo grazie anche al supporto delle persone che mi sono vicine, più o meno distanti, in smartloving potremmo dire ora. Le intelligenze non sono tutte uguali e oggi si procede a conoscerle sempre di più, anche se andando avanti l’intelligenza sembra sempre più qualcosa di “superfluo”.
Le neurodivergenze sono la possibilità di avere uno sguardo diverso sull’esistenza e sull’esistente – lo so che sa un po’ troppo di filosofico, ma bisogno anche prendermi per come sono. Uno sguardo diverso, però, è qualcosa che davvero di irrinunciabile, è quello che vede “il pelo nell’uovo” e anche la “rotella” che non funziona negli ingranaggi e poi fa di nuovo funzionare la macchina.
Il mistico indiano Swami Vivekananda ha scritto: “Se fossimo tutti identici, che monotonia! Stesso fisico, stessi pensieri – che cosa ci rimarrebbe da fare, se non sederci e morire dalla disperazione. Non possiamo vivere come una fila di formiche, la diversità fa parte della vita umana.”
Gregory Bateson, uno di quei pensatori inglesi che davvero se lo sai leggere ed ascoltare fino in fondo può aprirti la mente ha scritto una frase per me fondamentale:
La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza.