#02Settembre Philippe, Armine e Chiara. Vita, Bellezza e Morte.

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Questo blog ha ripreso a marciare. In maniera ondivaga visto lo stato del suo animatore, che sarei io. Sono giorno particolari, come il meteo che ci ha fatto passare da un caldo sfiancante ad un noiosissimo cielo umido. Non di quello bello con colossi e conurbazioni di nubi che sembrano poterci portare oltre i bastioni d’Orione della nostra immaginazione. Si, perché io sono uno che ama i cieli nuvolosi. Non quelli piatti e composti, ma quelli dove si formano creature inventate che scatenano la fantasia per una gara. Io li trovo belli. Ma veniamo a noi e al trigger df questo post, cioè la stucchevole querelle sulla modella armena Armine inserita nella classifica annuale delle “100 donne più belle del mondo”. Giusto una cosa: sapete che questa classifica non esiste? Nessuno si è preso il disturbo di verificare però. Strano eh.

Audrey la femmista


Io ci vedo la bellezza. La bellezza che è per me e magari non sarà per qualcun altro. Tutta la questione sollevata su Armine, la modella di Gucci, ha a che fare molto di più sulla fine del capitalismo contemporaneo e sul crollo del modello occidentale che vedeva nella bellezza unica e sola la libido maschile, come ha detto bene lo scrittore Jonathan Bazzi.

“La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossa né dall’aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore.”

Questa frase l’ha detto quella terribile femminista sessantottina di Audrey Hepburn. Proprio quella di Vacanze Romane e Colazione da Tiffany. Li avete guardati bene gli occhi di Armine Haruntyunyan? Guardateli bene nelle foto. Sono di un nero profondissimo e hanno una forma incredibile. Quegli occhi sono bellissimi.
“E’ che significa? Resta un cesso a pedali!” urlerà qualcuno.
Per te, è la mia risposta. Per altri? Forse. E allora? Davvero crediamo ancora che esista un canone di bellezza? E non rispondete quello tramandato dalla storia dell’arte, perché è falso! Lo dimostrerebbe perfettamente Philippe Daverio, di cui stamattina abbiamo dolorosamente appreso la notizia della morte. Oltre che un ottimo storico dell’arte, Daverio è stato un divulgatore incredibile con il suo passepartout.

Elezioni in Curvystan

Lui farebbe vedere le donne di Tiziano e Rubens per dirne alcuni, donne che oggi avrebbero la piena cittadinanza del posto dei miei sogni, il Curvystan. Un luogo dove le forme sono bellezza e le anoressiche sono bandite. Vuole dire che sto facendo bodyshaming? Assolutamente no. Sto esprimendo una mia preferenza senza farla diventare oggetto di dibattito politico, di vita o di morte, mentre si autorizzano manifestazioni dei negazionisti del Covid 19! Un bieco sistema per far presa sull’elettorato giovane in vista delle regionali, visto che chi prima parlava di complotto o grande inganno, ora non sa cosa rispondere al nuovo aumento di contagi!
La gente si caga sotto dalla paura e c’è qualcuno che va in giro dentro caseifici senza mascherina. Altre leader biondine della destra che dicono che il governo ha sottovalutato l’emergenza sanitaria. Il governo? Fino all’altro giorno membri del partito della fratellanza tricolore dicevano, alcuni lo fanno ancora che indossare la mascherina era un attacco alla libertà! Il tutto mentre un loro amico miliardario cura una grave prostatite alla schiena ed il loro ideologo, Steve Bannon, guru del sovranismo mondiale, è finito in manette perché truffava la gente con l’idea di fare un muro altissimo fra Messico e Stati Uniti. Io invece me lo ricordo quanto fu bello quando il muro di Berlino fu buttato giù. Quella fu bellezza! La bellezza della storia, degli eventi che non si fermano e ci travolgono.

Il Dolce Ieri e la Vita che passa

La questione di Armine è cartina di tornasole di un modello morto e sepolto che però ha ancora tanti estimatori, che vogliono in un Dolce Ieri, cullarsi in questa nostalgia infinita di quando erano i dominatori. Non c’è più. Forse non c’è mai stato. L’illusione dell’unicità è qualcosa che da l’illusione della forza.
Parlando di Armine ci si è illusi di parlare di bellezza, come quando parlando di Chiara Ferragni agli Uffizi ci si è illusi di parlare di Cultura. Si è detto che la settimana dopo il museo fiorentino ha avuto un aumento delle visite di oltre il 20%. Vero! Altri musei senza la Ferragni hanno avuto un incremento del 40%!
Stiamo guardando la luna o il dito – mi chiedo utilizzando il vecchio detto cinese?
La verità è che abbiamo confuso le categorie della filosofia estetica con l’estetica della depilazione. Nulla di male, ma l’arte è cosa veramente complessa, molto di più di una ceretta.
“L’arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare.”
Questo lo disse quel genio straordinariamente piratesco di Salvador Dalì.
Viviamo in una confusione costante e forte, dove basta che si urli per avere ragione.
La bellezza non è, non può e non sarà mai un carattere unico ed univoco. Rassegnatevi mentre cercate di imporre un regime hitleriane di taglie 38. Certe modelle di oggi negli anni ’80 avevano corpi che campe ggiavano per la lotta contro la fame nel mondo! Eppure alcuni le esaltano come l’apice dell’eros. Se tornassero gli artisti come Tiziano a questa gente li prenderebbero a calci in culo! Il problema è che si è lasciato al sistema-moda di definire la bellezza. Perchè?
Oltre a definire la bellezza gli è stato anche lasciato il compito di definere l’eros. Perchè?
Perché avete questa fottuta paura di incontrare l’Altro, di incontrare la diversità?

Alda Merini, poetessa e donna meravigliosa, disse di se stessa: “Non sono bella,
sono soltanto erotica.”
Sicuramente alcuni la definirebbero un cesso a pedali come Armine, ma a lei non aveva timore di farsi ritrarre nuda con i suoi chili in più anche in età avanzata.
Quando è successo che le chiacchiere da bar si sono sostituite al vero dibattito di questo paese?
Guardate che il Domani vi sta già superando e siete rimasti indietro. La Vita nel frattempo… è un attimo.

Buongiorno e scusate il disturbo