Westworld: chi è vivo?

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Siamo arrivati alla fine di Westworld, della sua prima stagione perchè già sappiamo che tornerà per una seconda. Ne siamo contenti. Perchè ci è davvero piaciuto tanto, con le sue imperfezioni, esagerazioni, follie, assurdità e tutto il resto. Io e Orson Non ha volutamente scritto una riga su questa serie finora. Io sono stato tentato dopo il pilota, ma ho letto troppe cose che non mi convincevano, troppe interpretazioni sul mondo videoludico. La scrittura è stata portata avanti da una coppia, Jonathan Nolan e Lisa Joy. C’è di mezzo anche J.J. Abrams e la sua presenza si sente. Ci voleva una produzione seria e il progetto l’ha realizzato l’Hbo tramite la Bad Robot proprio di Abrams. All’inizio hanno detto che Westworld era un simulacro dei videogames. Vero? Non proprio. Anzi.

La mia prima impressione è che fossimo dentro un romanzo coi personaggi che chiedevano di vivere, ma vivere sul serio, che rivendicassero la loro indipendenza e non fossero al servizio del loro creatore. Però mi sbagliavo, perchè un creatore c’è e a suo modo c’è un grande risvolto teologico che percorre la serie, che sembra seguire il lavoro di Crichton fino a un certo punto e poi andare avanti da sola. Fino a che il creatore non decide quasi di abbracciare il pensiero nicciano del dio che è morto, che sceglie però di essere ucciso. E’ una vera liberazione oppure una concessione? Vero è che ci sono personaggi che maturano una propria coscienza e che il dilemma etico è abbastanza facile, la discussione sull’intelligenza artificiale, oramai ben lontana dagli echi dell’intelligenza collettiva di Pierre Levy degli anni 90, mentre sarebbe più sensato, a mio avviso, riprendere quello sul post umano, nell’accezione di Rosi Braidotti. Sto divagando, ma anche Westworld lo fa. Volendo potrebbe ricordare un progetto inedito che Pasolini scrisse con Citti, no, non la storia del magio randagio, ma proprio Porno-Teo-Kolossal, con il quale il regista italiano voleva chiudere la sua attività di regista.
Torniamo a noi.
E’ una serie che dovrebbe fare incetta di premi per il suo cast e non sappiamo chi ci sarà ancora, anche se i personaggi sono stati uccisi, prendiamo il caso di Bernard Lowe, che abbiamo scoperto essere anche Arnold, interpretato da Jeffrey Wright, già ammirato in una delle ultime stagioni di Boardwalk Empire. Bravo, ma non è una novità, Anthony Hopkins nei panni del dottor Ford, come Ed Harris nei panni dell’Uomo in nero, questi sono la serie A, la major league degli attori americani e quando li vedi recitare ne capisci il motivo. Due donne su tutte: Evan Rachel Wood, Dolores Abernathy, personaggio che sembra la versione di Alice nel paese delle meraviglie all’interno di Westworld – proprio nel 1999 Jeff Noon pubblicò una bellissima versione di Alice dal titolo Alice nel paese dei numeri, oggi purtroppo fuori catalogo. L’altra è Thandie Newton, Maeve, la maitresse che arriva a scoprire che la sua vita è una menzogna, però poi decide, come fosse un novello Icaro Involato, proprio come il personaggio del libro di Raymond Queneau, decide di continuare da sola e di tornare dentro il suo mondo, Westworld, perchè quel mondo è loro. Ne siamo sicuri? Possono i personaggi vivere senza qualcuno che li guardi, li legga, li manovri? Forse è davvero la prima serie postumana, una distopia di genere nuovo che ancora dobbiamo comprendere. Siamo solo all’inizio.
Vi lascio con questa perla di Zerocalcare su Westworld.