Gianni Versace e Ryan Murphy: la serie che ha fatto infuriare la famiglia

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Versace

 

Ryan Murphy e Gianni Versace: due nomi e due icone.
Uno è un giovane e geniale sceneggiatore/regista a stelle e strisce, mentre l’altro uno dei personaggi più importanti della moda e del costume del ventesimo secolo. Siamo in Calabria, proprio questa è la terra dove nacque Gianni Versace, interpretato da Edgar Ramirez, per poi conquistare Milano, gli Usa e il resto del mondo con il suo stile e la fantasia fatta di rimandi al mondo classico, il suo simbolo è la testa della medusa, intriso e mescolato con la cultura pop.

donatella e gianni nella serie

 

Ryan Murphy, per chi ama le serie tv, è geniale, visti anche i successi che ha ottenuto mescolando i generi e dando nuova vita alle anthology, quel meccanismo per cui una storia, di conseguenza un tema, viene portato avanti per varie stagioni cambiando anche personaggi e interpreti. Murphy ha realizzato American Horror Story, serie davvero bella, specie nelle ultime stagioni, e American Crime Story, dove affronta delle vicende esemplificative per un tema. La prima stagione era stata quella sul razzismo e quindi il processo O.J. Simpson. Adesso è il momento di svelare un grande inganno, quello degli anni 90, un mondo dove la libertà sembrava spinta all’eccesso, ma dove in realtà l’omofobia era presente. Troppo presente.
Questa è sicuramente una delle serie più importanti del 2018, appena iniziato, vista la trasversalità dei personaggi e come moda e televisione siano diventati cardini nella società contemporanea. Ci sono molte polemiche intorno alla serie, la famiglia ha espresso un parere fortemente negativo, non è chiaro quale siano i termini che hanno irritato i fratelli di Gianni, Donatella e Santo, eppure la vicenda è ben descritta nelle sue parti – si parte dall’omicidio per poi descrivere sia la vittima che l’assassino, Andrew Cunanan , bravissimo Darren Criss, – i toni sono ottimi, con una buona alternanza fra il drammatico e il leggero, è scritto bene, soprattutto nelle parti del passato. Non ci sono momenti comedy, non è una serie tv adatta visto l’argomento, stonerebbe anche se Murphy ha già sperimentato la commistione di linguaggi e di generi, nonostante un forte gusto per il drammatico e i toni eccessivi. Eppure Ryan Murphy qui sta facendo una molteplice operazione con Versace:
raccontare una tappa fondamentale degli ultimi 30 anni della storia contemporanea, non solo per il suo assassinio, ma soprattutto per l’evoluzione del costume della società occidentale e non solo;
raccontare come l’omofobia fosse fortemente presente in quel mondo che è stato troppo facilmente e affrettatamente dipinto come “libero” e “liberato”;
raccontare come le ossessioni e le repressioni siano una vera minaccia per tutti al di là della vicenda stessa.
Nel cast va segnalata sia la presenza di Penelope Cruz, molto brava nei panni di Donatella, la sorella vicinissima allo stilista, colei che ne ha raccolto anche l’eredità professionale, di Ricky Martin, il cantante latino che interpreta Antonio D’Amico, il compagno dello stilista, che gli è stato sempre vicino. C’è un immagine dove si vede proprio Ricky Martin sporco del sangue del suo compagno interrogato dalla polizia. Un poliziotto gli chiede se fosse pagato e lui risponde: “Mi pagava per amarlo?” Solo questo serve per capire la potenza della narrazione di questa serie.
Murphy non ha mai nascosto di essere omosessuale, Ricky Martin si, ma poi è uscito allo scoperto e devo dire che regge molto bene il ruolo. Il punto però è qui parliamo ancora di omofobia, della paura della diversità, che Gianni Versace ha pagato con la vita.