Shots Fired: e se un poliziotto nero spara a un bianco?

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Locandina Shots Fired

Il razzismo dell’America di oggi e i casi di brutalità della polizia contro cittadini afroamericani e non solo. È questo il tema principale della miniserie di 10 puntate realizzata dalla Fox e dal nome Shots Fired. Il prodotto, che è ispirato ai fatti di cronaca che hanno interessato gli Stati Uniti negli ultimi anni, è stato ideato da Gina Prince Bythewood e diretto da Reggie Rock Bythewood, e dal marzo scorso è stata trasmessa in America il mercoledì sera riscuotendo molti apprezzamenti dalla critica. Una serie a cui va il merito di presentare gli eventi con fatti e circostanze che non sono molto dissimili da quello che accade, ed è accaduto, nell’America attuale. Non è un caso, infatti, che la narrazione e la presentazione dei fatti sia cruda, sincera e aderente alla realtà.

In particolare i fatti narrati in Shots Fired prendono il via quando un poliziotto afroamericano in North Carolina uccide, durante un controllo, un ragazzo bianco. E sarà a quel punto che da Washington verranno inviati per un’indagine “speciale” l’investigatrice Ashe Akino (torna sul piccolo schermo Sanaa Lathan) e il procuratore Preston Terry (Stephan James).

Quando i due investigatori arriveranno nel dipartimento, presto, si renderanno conto che dietro quel crimine c’è una realtà più grande e fatta di corruzione della polizia, tanti pregiudizi razziali e etnici e soprattutto crimini che restano impuniti e occultati. Perché la giustizia non è per tutti. Anzi. Alcuni crimini devono restare irrisolti. Una critica forte a quello che è il “sistema” della giustizia americana. Infatti Akino e Terry presto scoprono che pochi giorni prima dell’uccisione del ragazzo bianco c’è stato un omicidio che ha riguardato un teenager afroamericano. Chi l’ha ucciso? In che contesto sono maturati i delitti? Perché un poliziotto afroamericano ha ucciso un ragazzo bianco? E soprattutto perché non è possibile l’integrazione? Sono queste alcune delle domande alle quali si cerca di dare una risposta. Questioni aperte e delicate alle quali, i due investigatori, avvieranno tutta una serie di attività investigative per cercare di trovare la “verità”. Indagando in un contesto difficile in cui si confronteranno sia con l’ambiente ostile del dipartimento di polizia che con quel mondo più emarginato e che vede i cittadini afroamericani viveri in quartieri poveri e abbandonati da tutti.

Entreranno in scena poi altri personaggi. Anche perché i fatti si verificano durante le elezioni per la corsa a governatore della North Caroline e dove l’uscente Patricia Eamons (a cui dà il volto il premo Oscar Helen Hunt) cercherà la riconferma e vorrà che l’inchiesta dei due detective finisca il prima possibile. Ma la situazione non sarà facile da gestire. Anche perché a dare voce alle proteste ci sarà anche il ruolo del pastore carismatico e con molto seguito nella comunità afroamericana Janae James, interpretato da una brillante Aisha Hinds già ammirata nella serie Underground e nel film Hbo All the way con Bryan Cranston. E il pastore Janae sarà colei che si farà portavoce delle richieste di giustizia e uguaglianza che arrivano della comunità afroamericana. Il ruolo del pastore Janae, però, non sempre sarà chiaro almeno fino alla fine delle puntate.

Nel cast ci sono anche Richard Dreyfuss, che interpreta un potente imprenditore impegnato nella costruzione di carceri, e Stephen Moyer, nel ruolo dell’agente Breeland che ha un ruolo determinante nelle varie vicende. Non possono certo mancare i tanti riferimenti all’attualità dalle rivolte di Ferguson del 2013 all’uccisione di Trevon Martin all’analisi sul dolore che le famiglie che sono costrette ad affrontare quando subiscono la perdita dei loro figli. E saranno diversi i momenti emozionanti e profondi come, tra le altre cose, l’incontro tra le mamme dei due teenager uccisi. Centrale è poi il ruolo del detective Akino che sarà costretta a conciliare gli equilibri della sua vita lavorativa e quello di lottare per la figlia: la donna, infatti, soffre di un disturbo da stress post traumatico dopo aver lavorato per anni nel dare la caccia ai narcotrafficanti.

Dieci puntate che salgono di ritmo e intensità e accompagnate da una colonna sonora incalzante e che aderente alla narrazione dei fatti presentati. Lo stile del racconto del prodotto non è mai banale. Perché affronta la realtà nella sua durezza e sceglie un tema che, in America, è sempre attuale. Una serie che, in ogni caso, merita di essere vista. Perché fa colpisce e fa riflettere.

 

Bruno Apicella