11 Settembre: il business del ricordo

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11 Settembre: il business del ricordo

Puntuale come ogni anno, almeno da quando esiste il calendario, è arrivato l'11 Settembre,col suo doppio anniversario: il golpe in Cile, che portò alla morte del presidente Allende dittatura del generale Pinochet, e quello dell'attacco alle Twin Towers di New York.

Viviamo in un momento in cui il ricordo, inteso come anniversario e celebrazione, è un grandissimo business, ma, soprattutto, una dimensione consolatoria, che ci ricorda l'incapacità di affrontare il futuro, o la sola idea di futuro. L'ha scritto bene Marc Augè, nel suo ultimo libro, Futuro, che viviamo nella dittatura del presente, l'avevano compreso Virilio e Baudrillard coi loro studi sulla dromoscopia, la velocità e l'automobile, tanto che il secondo scriverà:

Correre in macchina è una forma spettacolare di amnesia. Tutto da scoprire, tutto da cancellare.

L'estetica grassroots e patchwork, di cui la brutta immagine scelta per il post ne è esempio, testimonia una mancanza di orientamento. Qui inserisce, però, il desiderio di identità, per cui ti devi schierare. Quindi se sei progressista ricordi Allende, se sei conservatori le Torri Gemelle. A farne le spese è la storia, sempre meno studiata e ragionata, come quel filone sullo scontro di civiltà testimonia, è il pensiero, per cui bisogna sbrigarsi perché domani è un altro anniversario, quindi altra coccarda colorata, altri hashtag, altri show televisivi e tutti gli annessi e connessi, perché oggi il ricordo deve coinvolgere, ma questo coinvolgimento deve essere VISIBILE E SHAREABILE (scusate l'orrido neologismo, ma rende bene l'impronta social). Quindi il ricordo deve essere comprato, pagato e condiviso, togliamoci dalla testa la dimensione privata e intima del lutto. Se poi ci riusciamo ne dobbiamo creare altri. Ci sono tanti 11 settembre da scoprire. Come questo.

Io detesto Renzo Martinelli, trovo sia una di quelle persone che non ha correttezza storica, ma soprattutto a cui interessa presentare un punto di vista e uno solo, senza curarsi non delle conseguenze, ma di tutti gli aspetti di una questione. Martinelli non fa film per essere visto, ma lavora per essere prodotto, dimostrazione che esiste nel business del ricordo, della nostalgia una dialettica fra potere e consumo, entrambe necessari alla creazione del consenso e alla sua diffusione. La politica stessa lavora per lo spettacolo, la crisi siriana ed il comportamento di Obama ne sono un esempio, si lavora per l'industria e sul marketing emozionale.

Guardate questo video, una parodia, come è efficace.

D'accordo questa è una parodia, però fa sempre impressione sentire qualcuno che dice "è il presidente bisogna sostenerlo". Come fece Britney Spears nel film di Micheal Moore.

Le deleghe in bianco sono sempre pericolosi, figuriamoci quelle sui ricordi, ma questo è il post-presente.