Nomen Omen – E tu come ti chiami?

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Recentemente mi sono accorto che c’erano ben tre campagne pubblicitarie che nei loro spot usavano il nome Simone. Curioso. Perché quando ero piccolo il mio era quasi un nome carbonaro, eravamo pochi, quasi nascosti, mica come i Luca, Marco, Paolo o Francesco. Quando ne incontravi uno ero anche contento. Poi, non so per quale fenomeno siamo aumentati, non che mi dispiacesse, ma non ricordo perché è iniziata questa piccola moda. Certo poi è diventato fastidioso.
Quando sei in un gruppo dove due hanno lo stesso nome uno lo conserva, l’altro lo chiamano per cognome, come fossimo al militare o in un poliziesco americano. Insomma io non ho mai capito come su X-Files pure dopo aver fatto sesso loro due si continuano a chiamare ancora Mulder e Scully fra di loro! Che poi io non ho un cognome facile, anche se non so perché quattro volte su cinque viene sbagliato. E’ Corami, con l’accento sulla seconda sillaba, come si usa normalmente in italiano. Invece no! Tutti sempre sulla prima, per non parlare di quanti lo dicono con la N, anche quando è scritto con la M. Errore che ripetono anche quando lo scrivono. Per non parlare delle strane divagazioni, negli anni sono diventato: CORRADI, CORAINI, CERAMI, CIRAMI e anche CIRANO – anche se non ho il naso così grande.
Col nome va meglio, in Italia. Se mandi una lettera o una mail all’estero sono affari tuoi! In Germania, soprattutto se scrivi di tuo pugno, Simone e confuso con Sumone, versione femminile, perché il maschile è Zimon. Un americano disse che il mio nome era sbagliato, perché un nome maschile non può finire con la E. Ne sa lui, con un presidente che si chiama Barack!
C’è il fattore rima poi – è che te lo dimentichi! Simone finisce con un accrescitivo, ONE, quindi per me, che ho avuti problemi di peso, diventava ciccione o panzone. Non so perché con me non usassero il termine coglione. Dimagrendo quell’accrescitivo poi è diventato più privato…diciamo così.
Inoltre c’è la fase emulazione o ricerca del famoso. Alla fine c’era un cantante sfigato, un cuoco sfigato frequentatore di reality e poco altro. Per fortuna che nel calcio c’era Simone Perrotta, discreto calciatore che militava anche nella Roma, almeno questo. Insomma non è facile se pensate che anche chi si chiamava Valentino è sdoganato grazie al super campione del motociclismo.
Comunque ho vissuto bene lo stesso, anche se confesso che più volte ho avuto la tentazione di cambiar nome, ma mi hanno spiegato che vale solo per il cognome e bisogna aver un motivo. Io il cognome me lo tengo, anche perché in Italia se incontro un altro so che è un mio parente, non so il termine tecnico preciso, ma è monofamiliare, tipo radio deejay one nation, one station. Dopo aver fatto pace col mio nome ho iniziato a notare che c’erano anche dei personaggi simpatici e mi sono imbattuto in lui: Simone Pellegrini, artista, autore del quadro che ho messo in copertina. Le sue cose mi son piaciute e mi ha fatto pensare che alla fine il mio non è un brutto nome, anzi! C’è una certa forza poco convenzionale, una potenza che viene dal passato. Alcune espressioni del suo tratto mi sembrano propri della pittura aborigena, come se oltre la terra ci fosse un percorso lontano che parte dal passato per arrivare chissà dove. Poi il sito ha una sorta di musica inquietante. Ah, porta la barba anche lui.
E voi come vi trovate col vostro nome?