M5S: si naviga?

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Grilli durante la campagna referendaria

Grilli durante la campagna referendaria

Recentemente ho pubblicato un post su Intervistato.com che rifletteva sulla possibilità viralità in Europa di una proposta poltica simile al movimento 5 stelle. Lo ripropongo anche qui, ma mi rendo conto che ogni giorno siamo superati dagli eventi. Mentre sembrano tramontate, per chi ci contava, le speranza su un voto di fiducia dei neo-eletti per un ipotetico governo Bersani, arrivano altre notizie su come si sta muovendo il movimento visto che i deputati e i senatori presto entreranno in Parlamento. Colpisce l'aggressività con cui militanti e simpatizzanti rispondono a chi critica o interroga, colpisce anche una certa impreparazione dei neo-eletti, che non sanno che è vero che si può votare legge per legge, ma un governo per essere in carica deve comunquea avere la fiducia della maggioranza del Parlamento nei suoi due rami. Si aggiunge anche la polemica sull'art. 67 della nostra Costituzione:

« Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato »

che ad alcuni sembra ricordare il gioco della compravendita, come se tutti fossero dei De Gregorio qualunque. Non solo, sembra proprio stonare dalla bocca di chi ha cavalcato la protesta anti-partitica questo richiamo alla disciplina di partito, ha un centralismo democratico che sa tanto di vecchio Pci. Nasce anche il dissenso, in realtà esisteva già, fra i militanti, che direttamente sul blog di Guy Grillo chiedono di votare la fiducia. Tutti membri del Pd prezzolati e infiltrati? Eppure non si può negare che sia legittima la richiesta dei militanti di votare online la questione fiducia ad un possibile governo. Oppure si? Si naviga a vista e soprattutto non si sa chi abbia davvero in mano il pallino del gioco, mentre nel PD è già cominciata la resa dei conti e stavolta non sarà una cosa tranquilla, per dirla con il titolo di un meraviglioso di Paul Thomas Anderson: There will be blood. In italiano era Il Petroliere.

Visto il risultato elettorale del Movimento5Stelle mi è venuto in mente una riflessione: perché solo in Italia è venuto fuori una proposta elettorale così forte dalla grande ondata di protesta degli Indignados in Europa e negli Usa? Perchè solo da noi tutta questa energia ha trovato sbocco in un'organizzazione che si è candidata alla guida del paese? Un tema complesso, ma cerchiamo almeno di intraprendere un percorso di riflessione.

#Elezioni2013: il #M5S è virale?

Il collettivo Wu Ming ha pubblicato proprio ieri sul sito di Internazionale un post molto interessante – Il Movimento 5 stelle ha difeso il sistema – in cui si sostiene che proprio M5S sia un elemento conservativo dell'attuale status quo. "L’M5s amministra la mancanza di movimenti radicali in Italia. C’è uno spazio vuoto che l’M5S occupa… per mantenerlo vuoto. (…) Non abbiamo avuto una piazza Tahrir, non abbiamo avuto una Puerta de Sol, non abbiamo avuto una piazza Syntagma. Non abbiamo combattuto come si è combattuto – e in certi casi tuttora si combatte – altrove. Perché? (…) Quando #Occupy ha proposto la separazione tra 1 e 99 per cento della società, si riferiva alla distribuzione della ricchezza, andando dritta al punto della disuguaglianza: l’1 per cento sono i multimilionari. Se lo avesse conosciuto, #Occupy ci avrebbe messo anche Grillo. In Italia, Grillo fa parte dell’1 per cento". Proprio oggi è scomparso Stephane Hessel, che col suo libro, Indignatevi, è stato sicuramente di forte ispirazione.

Da noi c'è stata Piazza San Giovanni per i 5stelle che non è simbolo di una lotta radicale ma la festa auto-celebrativa del passaggio di movimento politico a proposta elettorale / partito. Non si può considerare una vera battaglia rivendicativa, né un raduno puramente movimentista, come erano stati in precedenza i Vday, era campagna elettorale. Anche lo stesso Beppe Grillo a fine 2012 aveva rivendicato come: "Se non ci fossimo noi, ci sarebbe un'Alba Dorata anche in Italia". Si può negare? In Italia l'ascesa di movimenti estrema destra non ha avuto i numeri più rilevanti che ci sono stati in altri paesi, come il partito di Le Pen in Francia e proprio Alba Dorata in Grecia.

Bisogna chiedersi perché in Spagna dopo Puerta del Sol, la maggioranza ha votato ancora i partiti tradizionali con Rajoy in testa. Siamo di fronte ad un grande fraintendimento in Italia. Il Movimento5Stelle non rappresenta tutta la "popolazione degli indignados", ne esprime una parte importante e significativa, ma quella sicuramente più legata alla politica tradizionale e meno ai temi dell'autogestione sociale. Sarebbe interessante sapere quanti tra i suoi elettori siano a conoscenza dei temi di #occupy e di we are 99%. C'è anche chi la pensa diversamente, come Franco Bifo Berardi, filosofo e leader del '77 bolognese, che, in un intervista, vede l'entrata dei cinquestelle come la possibilità di realizzare delle politiche diverse e di frenare le politiche d'austerity dell'Unione Europea, punto di forza di tutti i movimenti indignados del continente. Ammettendo che questo fosse possibile resta una singolarità quella dei famosi grillini nel contesto internazionale.

Tornando a parlare del nostro paese non bisogna dimenticare quello che è successo a Genova nel 2001, che ha di fatto congelato tutto il movimento no-global italiani, relegandolo alla memoria reale di pochi e facendo passare la ricostruzione di un mosaico debole, mentre era l'opposto, e lasciandola solamente alle cronache giudiziarie e agli anniversari. Però il vero specifico italiano ha visto due uomini unirsi per cercare di orientare una parte di questa forza. Il primo, Beppe Grillo, è un volto della tv, prima come comico di grande successo e testimonial, poi come fustigatore dei costumi nei suoi spettacoli teatrali. L'insieme di queste cose gli ha garantito una forte notorietà intergenerazionale.

Nonostante l'ostracismo dalla tv che ha avuto Grillo, in tv alla fine c'è tornato e in maniera forte, e ha scoperto la rete. L'altro è il capo di un agenzia di comunicazione che ha lavorato molto bene con gli strumenti del marketing politico, costruendo un mix fra rete e presenza sul territorio, puntando sui famosi argomenti di pancia, chiamati anti-politica, che hanno garantito una grossa presa su molte persone, sicuramente frustrate dalla situazione economica e dal comportamento degli altri politici italiani. In altri paesi, dove i comportamenti politici sono diversi, i movimenti hanno chiuso totalmente questa possibilità e stanno continuando sulla loro strada. Ora però per l'M5S si apre un'opzione importante, che potrebbe spingere altri paesi ad emularli: il potere in Parlamento. Meglio il "poter fare".

E' uscito un post di Grillo sul suo blog in cui il portavoce dice che m5s non voterà la fiducia ad un governo della coalizione PD-Sel. A leggere i commenti si vede che qualcosa non sta andando come pensava:esplode il dissenso, finora un fantasma sempre rientrato nei ranghi. Pare, leggendo i commenti, che in realtà gli elettori si lamentino che, ora che i loro rappresentanti sono in Parlamento, possono fare quelle riforme per cui hanno lavorato e votato. Inoltre loro non sono stati consultati via web in questa decisione, cosa che sembrava essere prassi consolidata per il movimento. Forse a questo punto potrebbe accadere quello che i Wu Ming auspicavano nel loro post: il cortocircuito. Praticamente i deputati e senatori dell'M5S dovrebbero rispettare i loro elettori, che chiedono un accordo o aprire una consultazione via web, e non ascoltare il loro portavoce. In teoria e in prassi sarebbe la soluzione più congeniale e giusta, però non sappiamo quali siano i reali rapporti di forza all'interno di questo soggetto politico. Certo però se uno vale uno…stiamo a vedere.