Mr.Robot 2: “il controllo è un’illusione”

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La frase che sentiamo ripetere più volte rappresenta il filo conduttore di tutta la seconda stagione di Mr Robot è : “Il controllo è un’illusione”. L’illusione di avere il controllo sul mondo, di poter controllare tutto e tutti. E proprio l’illusione è uno degli elementi che accompagna la vita dell’informatico Elliot Alderson. Mr Robot è una serie che continua a far discutere. Per i temi trattati e per il modo in cui le problematiche vengono affrontate e soprattutto per lo stile narrativo utilizzato. Si è da poco conclusa in America la seconda stagione della fortunata serie creata da Sam Esmail in onda sul network USA che è valsa il Golden globe come miglior serie tv dell’edizione 2016 e, soprattutto, l’Emmy awards al miglior attore protagonista in un drama Rami Maleek. E  sappiamo già che nei prossimi mesi le avventure dell’informatico Elliot Alderson torneranno a farci compagnia dal momento che la terza stagione è già stata rinnovata. Anche perché molte delle domande e delle questioni affrontate dovranno essere ancora sciolte. E il cliffhanger finale con cui si chiude la seconda stagione è in attesa di una risposta. Che si spera possa arrivare nella terza stagione dove bisognerà chiarire la strada che il prodotto di Esmail vorrà intraprendere.

AVVERTENZA SPOILER:

Ma dove eravamo rimasti con la fine della prima stagione? Avevamo lasciato Elliot in preda ad una crisi mentre scoprivano che Mr Robot in realtà è proprio Elliot e che la persona con cui parla e identifica Mr Robot è il padre scomparso diversi anni prima che nella serie è interpretato da Christian Slater (Golden globes 2016 al miglior attore non protagonista). E soprattutto avevamo lasciato la Evil Corp in preda al panico assieme all’economia globale dopo un attacco informatico pesante che aveva messo in ginocchio il colosso. Non sappiamo con precisione chi ha portato a termine l’attacco e se è stato realizzato dall’F- Society il gruppo di hacker che fa riferimento ad Elliot. Nel finale vediamo Elliot svegliarsi dopo tre giorni con Mr Robot accanto che gli dice che il lavoro non è ancora terminato. Un finale in cui sono emersi con chiarezza i riferimenti al film di David Fincher  “Fight club”. Così si chiudeva la prima fortunata stagione di Mr Robot.

Nella seconda stagione, invece, alcune delle domande vengono solo in parte risolte. Ritroviamo Elliot alle prese con un’insolita routine quotidiana mentre il mondo affronta le conseguenze dell’attacco informatico. C’è l’evoluzione di diversi personaggi da Angela (Portia Doubleday) migliore amica di Elliot e passata a lavorare alla E- Corp, scopriamo di più su Darlene (Carly Chaikin) e soprattutto entra in scena un’agente delle Fbi Dom  (Grace Gummer, che per chi non lo sapesse è la figlia di quel genio di talento di Meryl Streep) che indaga sugli attacchi informatici e dà la caccia agli hacker. A differenza della prima stagione il ritmo è ancora molto più lento. Bisogna fare più attenzione ai particolari, e soprattutto gli autori si soffermano e approfondiscono i caratteri e il mondo dei personaggi che erano entrati in scena già nella prima stagione e che in questi nuovi episodi vengono analizzati nella loro interezza. Vengono approfonditi, vengono esaminati i loro dubbi, le loro incertezze e, nel susseguirsi delle puntate, si confrontano con le conseguenze delle loro azioni facendo i conti con le loro angosce, le proprie paure. Tutti crescono nel corso della storia così come si evolve Elliot. Un Elliot alle prese con i suoi traumi, le sue paranoie, le sue fobie e soprattutto il suo “mondo”. Costruito secondo le sue esigenze e a suo piacimento. E proprio nella settima puntata della seconda stagione scopriremo con un grosso colpo di scena che tutto quello che avevamo visto e vissuto fino a quel momento era un mondo differente e diverso dalla realtà dei fatti. E che, a mio giudizio personale, potrebbe nascondere un significato importante legato all’uomo “incastrato” nella sua routine quotidiana accompagnata dalla paura del vivere fino in fondo le proprie emozioni.

Una costruzione della storia sicuramente geniale ma che potrebbe far storcere il naso a molti proprio per il modo in cui è stata pensata e realizzata. Una costruzione molto soggettiva con la realtà che cambia a seconda delle esigenze, delle visioni, dei sentimenti e soprattutto degli stati d’animo del protagonista. In tutto questo contesto mentre cerchiamo di capire puntata dopo puntata cosa sia successo dietro l’attacco informatico alla E-corp, emergono i ruoli attivi oltre che della FSociety, della Dark Army e della misteriosa White Rose (la donna che compare nella prima stagione e che programma ogni secondo del suo tempo). E oltre alle tante forze oscure che agiscono dietro tutte queste vicende ritroviamo i tanti riferimenti all’attualità: ad iniziare dai programmi di spionaggio utilizzati per spiare le persone, al caso di Edward Snowden ai riferimenti al Wikileaks fino al problema della trasparenza. Tutto questo scandito dal tema del tempo. Così come, soprattutto arrivando verso le ultime puntate, inizieremo a ragionare sulla seconda fase dell’attacco informatico.  In cosa consiste realmente? E quale sarà il ruolo di Elliot? Domande che il finale di stagione non risolve. Anzi. Non fa che aumentare i dubbi. Possiamo che, arrivati a questo punto, Mr Robot, in poche parole, è riuscito a creare uno suo personale stile narrativo che racconta vicende complesse ma anche così vicine alla realtà che ci circonda. Il tutto segnato da uno stile di narrazione che è andato sempre più a personalizzarsi. Come dicevamo all’inizio sarà, o meglio dovrà essere, la terza stagione a darci un’idea maggiore della direzione che la serie vorrà percorrere: se fare chiarezza, oppure, preferire che sia lo stesso spettatore a trovare un significato ai tanti eventi narrati.

Bruno Apicella