L’errore di Einaudi, il marketing e John Fante

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Quello che vedete nella foto qui sopra è una foto triplicata di John Fante. Per chi ancora non lo conoscesse, ma spero che almeno la vicenda della copertina sbagliata sia servita a colmare questa lacuna, è stato uno scrittore italo-americano, che trae le sue origini da due regioni, belle, ma di cui si sente parlare poco, l’Abruzzo e la Lucania – si io la chiamo così e non Basilicata – a parte per Matera capitale della cultura. E’ successo che Einaudi ha pubblicato un volume con le sue Lettere 1932 -1981, ma in copertina ha sbagliato la foto.
Infatti se vedete c’è un altro uomo. Si tratta di Stephen Spender, poeta inglese, anarchico, di cui ho letto qualcosa molti anni fa in un antologia uscita nel Regno Unito che mi ha mandato un amico giapponese da Londra. Giro lungo e strano.
Comunque non è una buona che una delle case editrici più prestigiose in Italia faccia un simile errore, significa che lo stato dell’editoria in Italia è davvero in brutte condizioni – ci manca solo che Adelphi al posto di Simenon metta una foto di Castellitto e possiamo chiudere!
Devo dire che l’account Twitter di Einaudi, il bot chic praticamente, ha riconosciuto l’errore e ci ha scherzato sopra in questa maniera:

fanteAltri tweet li trovate in questa pagina del Corsera.
Fin qui tutto bene. Tutto bene fino a stamattina, quando in rete alcuni account di personaggi semi famosi, semi guru del “culturame” italiano, hanno iniziato a dire che questo era un geniale colpo di marketing di Einaudi. Sono persone con molto seguito, non credo che abbiano mai letto non un manuale, ma una dispensa di marketing in vita loro, ma intorno aleggiava una nuova consapevolezza, come se lavorassero da 20 al piano massimo della P&G, oppure fossero i più grandi marketing man sulla Terra.
Io ho cominciato subito a pensare che il geniale colpo di marketing fosse inventare che l’errore fosse un colpo di marketing e coprire tutto. In fondo neanche tanto geniale, visto che alla fine parliamo di gente che cerca attenzione, non indugio sullo stato della loro sanità mentale, e che non finirà sulle pagine dei quotidiani del giorno dopo, se non in un trafiletto di un amico giornalista. Non vi dirò chi sono questi semi-guru, non siamo a qui a dar visibilità, ma proviamo ad analizzare perché fare una cosa del genere.
Far vendere più copie. Io il libro lo preso stamattina, ero in un centro commerciale, sono entrato in libreria e l’ho messo insieme ad altri, fra cui uno di Modiano, il nobel di quest’anno – sono cose che toccano – ho pagato e sono uscito. Però io il libro l’avrei preso lo stesso, magari fra una settimana, come tutti quelli che amano John Fante, che sono come quelli che amano Raymond Carver – fra cui anch’io – cioè grandi scrittori, ma oramai morti e che non sono certo fabbriche di best-seller alla Grisham o alla Brown. Insomma chi ama John Fante lo compra, magari qualcosa in più lo vendeva, ma l’errore non gioca a favore di una casa editrice così prestigiosa.
Lanciare Stephen Spender. Questa sarebbe già un’opzione possibile, però parliamo di un poeta e in Italia il mercato editoriale della poesia è ai minimi storici, forse il film di Martone porta più copie per Leopardi, ma parliamo di una grossa operazione verso uno scrittore che si studia a scuola e che tantissimi estimatori nel mondo intero. Spender è misconosciuto in Italia, esistevano un paio di raccolte in Italia, che oramai sono introvabili, l’unica cosa in Italia pare essere Un carteggio pubblicato dalla Archinto. Certo se Einaudi pubblicasse una raccolta di Spendere con la foto di Fante a tiratura limitata potrebbe essere un oggetto da collezione.
Nascondere l’errore. Einaudi avrebbe cioè detto a certe semi-guru del culturame di montare del rumore e del buzz per nascondere la loro svista, fingere che ci sia un piano marketing per chissà che motivo? Ma siamo oltre le scie chimiche con uno scenario alla Adama Kadmon! Non credo proprio, come direbbe lui. Stimo anche alcuni dirigenti della casa editrice per pensare una cosa del genere.
Per quanto mi riguarda mi resta una buona lettura con l’introduzione di Francesco Durante, miglior conoscitore di Fante nel nostro paese. C’è da dire che il marketing quando è geniale non si vede e non si sente, se ne accorgono quello che hanno un senso per queste cose, un senso per la comunicazione molto addestrato, certo non comune.