Interstellar e Gesù

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Ieri, approfittando di un pomeriggio libero, sono andato a vedere Interstellar di Nolan. Già da prima che fosse in sala io e Mita avevamo ripetuto più volte che saremmo andati in sala a vederlo. Ci siamo riusciti e ci è piaciuto, ma non è di questo che voglio parlare, piuttosto della sarabanda ancora in atto sulla veridicità scientifica del film di Nolan: cioè se Interstellar è plausibile o meno. Si può pensare di viaggiare dentro un buco nero?
Ho visto citare link di fisica quantistica, fisica della particelle, cosmologia e mi aspetto la riabilitazione di Matt Taylor, il fisico a capo del progetto della sonda Rosetta, condannato e crocefisso per una camicia. Tornado a noi: perché condannare Nolan? Perchè quando è uscito quell’orribile film di Mel Gibson, The Passionsulla vita di Gesù io ho sentito moltissimi dire “E’ andata così!” senza pensare alla veridicità storica? Ma davvero il ritratto di Gibson è la verità dei fatti?

Nel 1902 quel genio di Melies s’inventò Il Viaggio sulla Luna, con l’immagine del razzo nell’occhio di Selene. All’epoca fece scalpore, però fece più paura l’immagine dei Lumiere col treno che sembrava investire i passeggeri. Eppure hanno voluto credere, in quel tempo breve, che quella spedizione fosse davvero arrivata sul nostro satellite e avesse incontrato degli alieni.

Breve viaggio incredulo

Non so quanto vi sia familiare l’espressione Sospensione dell’incredulità, frase coniata dal poeta inglese Samuel Taylor Coleridge , che indica come il fruitore di un’opera di finzione sospenda volontariamente, o nel suo subconscio, le proprie facoltà critiche per superare le apparenti contraddizioni secondario del testo stesso.

« … venne accettato, che i miei sforzi dovevano indirizzarsi a persone e personaggi sovrannaturali, o anche romanzati, ed a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell’immaginazione quella volontaria sospensione del dubbio momentanea, che costituisce la fede poetica. »

Prima di lui, il bardo l’aveva definita nel suo prologo all’Enrico V:

« Sarà così la vostra fantasia
a vestire di sfarzo i nostri re,
a menarli dall’uno all’altro luogo,
saltellando sul tempo,
e riducendo a un volger di clessidra
gli eventi occorsi lungo diversi anni»

Gli esempi, sono tanti, già Aristotele avevo compreso il concetto, scrisse parole importanti anche Tolkien sul tema, soprattutto sul concetto di subcreazione nel saggio On Fairy-Stories. L’abuso di questi dispositivi porta all’ironia, alla parodia, sottogenere oggi molto, forse troppo abusato, che però ha generato opere davvero notevoli e divertenti.

Immersi nell’immaginario

Vivendo noi in una realtà mediata e mediatizzata non dovremmo cadere in queste trappolette create ad arte da gossippari in cerca di attenzione. Viviamo in una realtà simulata grazie alla velocità raggiunta dai media, personalmente non sono a Genova, né a Gerusalemme, ma grazie ai satelliti posso cambiare canale o clickare con un mouse ed esserci. O come posso visitare l’Hermitage di San Pietroburgo. Nello stesso modo leggere un libro sulla rivoluzione francese, o giocare su un mondo alieno. La società del consumo vive in un ambiente sinestetico, del loisir, vive cioè in una illusione filmica per dirla alla Richard Allen:

È “illusione”, appunto, e come tale non è l’allucinazione di chi scambia il mondo rappresentato con quello reale o lo sguardo della macchina da presa con il proprio sguardo; ma neanche la piena coscienza di chi mai si dimentica di trovarsi di fronte ad una messa in scena. È una condizione intermedia tra abbandono e presenza di sé, adesione e distacco critico, che ricorda la réverie, il sogno ad occhi aperti; e, anche, il gioco dei bambini, nel quale si dà vita ad un mondo sospeso tra coinvolgimento emotivo e serenità del “far finta.

Platone, Aristotele, Humer, Roland Barthes, Christian Metz, Rudolf Arnheim Octave Mannoni, Maurice Merleau-Ponty, Edgar Morin, John Searle, i cognitivisti anglosassoni e moltissimi altri si sono interrogati sul tema, e penso che molti lo faranno ancora in futuro. Però su Interstellar questo non vale, non si sa perchè, ma cosa pretendiamo da un mondo che condanna un brillante fisico per il suo dubbio gusto nell’abbigliamento piuttosto che celebrarlo per le sue gesta eroiche? Forse abbiamo scambiato noi la realtà per l’immaginario e c’è chi vuole vivere in una dimensione di basse narrazioni, cercando certezze dove non ce ne sono. Per questo se poi l’immaginario arriva nel campo della fede allora l’unica risposta è: “E’ andata così!”, senza porsi nessun interrogativo, ma ci vuole poco a trovare notizie che la vita di Gesù è simile a molte epopea del tempo, le potete cercare anche in rete, col rischio di essere presi per dei mangiapreti radicali ed attrarre l’antipatia anche da laici di costituzione moderata.

Finale di partita

In fondo che si possa viaggiare o meno in un buco nero io non lo so e Vanity Fair, ho visto il link stamattina, può aver letto e diffuso qualche nota di Wikipedia, o magari chiesto a qualcuno del Cern di Ginevra. Io so solo che tre ore di film sono passate senza essere pesanti, che ho visto una bella storia e che non mi metto a provarne la veridicità.
Piuttosto dovremmo porci la domanda reale del film: Come ci salviamo dall’estinzione?