I Promessi Sposi e la Rai: questo matrimonio s’è fatto!

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C’è un rapporto molto complesso fra il romanzo di Alessandro Manzoni e gli italiani. I Promessi Sposi sono un romanzo importante per la scuola e non solo, visto infatti che è il più letto in lingua italiana. Importante soprattutto per la lingua italiana visto che il Manzoni – a chiamarlo così mi sento un professore – andò a “scacquar i panni in Arno” per completare l’opera. Naturalmente non poteva mancare l’adattamento televisivo. Meglio, gli adattamenti. Se ne contano ben tre, includendo anche quello parodistico realizzato nel 1990 dal trio della scomparsa, ma sempre straordinaria, Anna Marchesini, insieme a Massimo Lopez e Tullio Solenghi.

La Versione di Bolchi e Bernabei

Un adattamento che vedeva molti personaggi dello spettacolo impegnati e soprattutto che ottenne grandi risultati di ascolto. Andiamo con ordine. Non possiamo non citare la versione sonora per il cinema diretta da Mario Camerini nel 1941, che vedeva nei panni di Renzo un giovane Gino Cervi, che tornerà protagonista di Vacanze Seriali nella sua incredibile interpretazione del celebre Maigret di Simenon, e Dina Sassoli nei panni de ”Gli Sposi Promessi, come all’inizio Manzoni voleva intitolare l’opera, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Dal cinema però passiamo alla televisione e si devono attendere quasi trent’anni per arrivare all’adattamento dei Promessi Sposi targato Rai. Quelli sono gli anni dove la Rai ha l’indirizzo culturale di uno dei suoi direttori generali più conosciuti, quell’Ettore Bernabei che vedeva nella televisione un mezzo con un forte scopo pedagogico e didattico, di diffusione della lingua e non solo. Per Bernabei la televisione poteva essere lo strumento moderno per l’interpretazione della famosissima citazione di Massimo D’Azeglio: “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani!”
L’operazione Promessi Sposi inizia nella seconda metà degli anni sessanta. Alla regia viene chiamato Sandro Bolchi, che già aveva avuto successo dirigendo gli adattamenti del capolavoro di Victor Hugo, I Miserabili, ed Il Mulino del Po di Riccardo Bacchelli. Con Bacchelli stesso si trova a scrivere la sceneggiatura dell’adattamento dell’opera di Manzoni, operazione mai facile visto la diversità che hanno i due media, letteratura e tv. Il risultato è una miniserie di 8 puntate. Tra i vari interpreti, i principali sono: Nino Castelnuovo e Paola Pitagora nei rispettivi ruoli di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, Tino Carraro e Massimo Girotti nei ruoli di Don Abbondio e Fra’ Cristoforo, Luigi Vannucchi nel ruolo di Don Rodrigo e, infine, Lea Massari e Salvo Randone nei ruoli della Monaca di Monza e dell’Innominato.
Tralasciamo la parte in cui raccontiamo la trama, anche perché I Promessi Sposi, fino a poco tempo fa, era lettura obbligatoria nelle scuole superiori italiane, e concentriamoci sui risultati. Da un punto di vista di regia e montaggio Bolchi realizzò un prodotto di alto livello per l’epoca, d’altronde ha sempre avuto la fama di attento professionista. Particolarmente importante per la sceneggiatura fu la scrittura dei dialoghi. Questi ultimi, infatti, ricalcando fedelmente i discorsi diretti presenti nel romanzo, sono in gran parte complessi ed esaustivi, così come i monologhi interiori, talvolta imperniati intorno alle figure degli attori, che interpretano con grande risalto sensazioni, emozioni, stati d’animo dei personaggi, come quelli che abitano il lazzaretto della peste dove si nota specialmente quella poetica e famosissima della Madre di Cecilia, dove una donna depone il corpicino della figlia appena morta sul carro dei monatti. Ottimo il cast specialmente Paola Pitagora, di cui si apprezza l’aspetto delicato, ma intenso e coerente, di Tino Carraro, estremamente adatto al ruolo di Don Abbondio, sempre preoccupato e increscioso, e di Massimo Girotti, dal tono pacato e rassicurante. Fondamentale è anche la presenza di una voce narrante, quella di Giancarlo Sbragia (il quale prende il posto di Manzoni stesso), che introduce ogni episodio con una breve sintesi di ciò che è avvenuto in precedenza (con la sua stessa presenza fisica) e talvolta subentra nella narrazione per descrivere luoghi, fatti e stati d’animo dei personaggi, rendendo più chiaro il susseguirsi degli eventi. Questo è un ulteriore aspetto che rispecchia il testo originale, il quale fa, appunto, uso della tecnica del narratore esterno. L’audience fu di circa 16 milioni a puntata. Disponibile oggi sulla piattaforma Raiplay.

Il Ritorno poco convincente di Nocita

Ventidue anni dopo il primo sceneggiato televisivo, la RAI ritorna con una miniserie televisiva sempre dei Promessi Sposi. Siamo in un’epoca televisiva totalmente diversa, quella del “sistema misto”, cioè tv pubbliche e private, ormai compiuto. I risultati di ascolto sono abbastanza simili. Accanto ai due protagonisti, i giovani Danny Quinn e Delphine Forest che interpretavano i due protagonisti, furono chiamati nelle parti di contorno, attori di fama come Alberto Sordi (don Abbondio), Burt Lancaster (il cardinale Federico Borromeo), Franco Nero (fra Cristoforo) e altri. È passato alla storia solamente per gli altissimi costi di produzione, la serie è costata ben 20 miliardi di lire, vi hanno preso parte 248 attori e 10.000 comparse e sono stati indossati 2.000 costumi. Caratteristica rilevante di questo adattamento è di essere molto meno fedele alla versione definitiva del romanzo, sia nei dialoghi, che non rispecchiano il testo di Manzoni, a differenza dello sceneggiato precedente, sia nello svolgersi degli eventi, in quanto nello sceneggiato sono presenti delle scene che sono tratte dalla prima stesura, quella chiamata Fermo e Lucia. Scelte che hanno lasciato moltissimi dubbi.

 

La versione del trio Marchesini-Lopez-Solenghi

Sull’onda del successo del nuovo adattamento, il trio Marchesini, Lopez e Solenghi, realizza una sua versione de I Promessi Sposi in 5 puntate, che va in onda nel 1990 ed ottiene 14 milioni di spettatori, praticamente lo stesso risultato di quella “ufficiale”. La versione del Trio de “I promessi sposi” era ovviamente comica e in particolare si trattava della parodia della fiction sullo stesso tema con la regia di Salvatore Nocita, trasmessa solo poche settimane prima. Nella miniserie il Trio ha fatto confluire i suoi sketch più famosi nonché fiabe classiche, citazioni a personaggi famosi e programmi televisivi dell’epoca, film, canzoni e molto altro. Non solo: vi compaiono diverse guest star della televisione dell’epoca, tra cui Pippo Baudo, Daniele Piombi, Piero Badaloni, Giuliano Gemma e Wanna Marchi. Fu un vero evento ed ancora oggi è molto divertente.