E alla fine la tv vinse su Grillo. E sul resto

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C’è la rete, c’è Wikipedia …” ecc. ecc. Alla fine Beppe Grillo torna in tv, se ne va da Vespa, a Porta a Porta, salotto televisivo della politica italiano dopo il prepensionamento del Maurizio Costanzo Show tanti anni or sono. Stupiti? Scandalizzati? Indignati? E perchè mai? Ancora non avete capito che la tv ha vinto un’altra volta sulla rete. Se questo è successo, se questo sorpasso sulla televisione non c’è stato è solo colpa/merito degli utenti. Si era detto “la tv è morta!”, poi c’ha pensato Twitter, gli hashtag sulla tv sono tantissimi e fra i più seguiti, ad aiutare quest’Araba Fenice.
Nel 2006 uscirono i risultati delle prime indagini che parlavano del sorpasso del web sulla tv, inerente il tempo speso su quel media. Erano tutti stupiti, sopratutto quelli che in tv lavoravano e quelli che pensavano che nulla sarebbe cambiato.
Era già cominciata la demonizzazione, quella della battaglia contro l’anonimato, fatta a colpi bassi di cronaca nera, anche perché chi doveva non ha mai compreso, per ignoranza o volontà, cosa voleva dire l’anonimato sul web e da dove proveniva.
Poi ci fu il boom di twitter – il più verticale dei social network – arrivarono gli hashtag e lì la sorpresa: ogni giorno fra i trending topics c’è sempre qualcosa che riguarda la tv. Può essere una trasmissione, fra quello più criticate, può essere un personaggio, ci sono vip che hanno firmato la loro condanna a morte sociale sul social dell’uccellino, può essere una notizia. Giornali e tv hanno usato questa cosa e si sono fatti promotori di hashtag. Certo la tv non è più un fenomeno locale, fra gli hashtag ci sono quelli dedicati alle serie tv non italiane, utilizzati specialmente da chi dice “io la tv non la guardo“, mentre lo fanno, anche se in differita, sottotitolata, scaricata, su Youtube o come volete voi. Twitter è riuscito a dare una caratteristica che la tv non aveva: la condivisibilità. La tv si è evoluta diventando connessa, on demand e tante belle cose, ma resta tv, tanto che l’industria dell’hi-tech lo ha compreso, oggi uno dei gadget tecnologico più comprati è il chromecast, che permette di vedere i contenuti dei vostri device mobile sul vostro televisore. Tutto fatto per unire i contenuti e rimanere in unico ambiente, senza mai alzarsi dal divano. Anche l’evoluzione del mobile può essere definita couch-tech. Perchè? Perchè il conflitto è finito, è stata firmata una pace con buona pace dei grandi fautori della libertà della rete. Il web 2.0 non ha niente a che vedere con la rete e le visioni di libertà che animavano internet all’inizio e negli anni 90, in questo la rete qualcosa ha perso.

Beppe Grillo questo lo sa. Ha capito che la rete non basta, nonostante abbia sbandierato la sua potenza, che i post non sono sufficienti, ha iniziato a fare video, ha aperto una web tv,era plausibile, visto che sei il capo politico di un partito che raccoglie un quarto degli italiani. Certo uno che parlava del gratis sulla rete sbandierano un iPad della Apple, non aveva proprio le idee chiarissime. Adesso il gioco si fa più duro, visti anche i proclami del “vinciamonoi che echeggiano nella galassia social, per cui bisogna tradire un po’ il programma iniziale, quindi si va da Vespa.
Stamattina uno status di Giovanni Scrofani su Fb mi ha trovato completamente d’accordo: Sarà ma non ci vedo nulla di strano o incoerente nel fatto che Grillo vada in TV. Si certifica l’ovvio: il web è una nicchia videodipendente.
Potete negarlo, negare che c’è stata una colonizzazione dell’immaginario mondiale, in varie declinazioni, è che questa passa ed è passata attraverso la televisione, nel bene e nel male. Io non so se il Movimento 5 Stelle avrebbe avuto il suo grande successo elettorale alle ultime politiche se non gli fosse stato dedicato enorme spazio sulle tv nazionali e non solo. Non mi rispondete le piazze e tutto il resto, fa tutto parte di una strategia, giusta e mirata ad un obiettivo, raggiungere il massimo numero di elettori e conquistarne il voto. Ora lo scontro è con Renzi, che i media li sa usare, allora è normale usare anche gli spazi più classici, chiamiamoli così.
Niente di nuovo. Benché qualcuno si ostini a dire il contrario.