Dove sono i #Guerrieri? Anatomia della campagna Enel

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Dove sono i #Guerrieri? Anatomia della campagna Enel

Si è fatto un gran parlare delle famose dichiarazioni di Guido Barilla, AD dell’omonimo gigante dell’alimentazione, sui target della sua azienda e sulla famiglia tradizionale. Sono seguite scuse, ma non solo, anche una serie di post e un hashtag, #iostoconBarilla, che contrastava l’altro #boicottaBarilla. Non sta a me discutere sull’omofobia di Barilla, certo che se devi parlare della tua azienda non vai da Cruciani, però i vari guru della rete che hanno espresso solidarietà a Barilla, prezzolati o meno, questo non lo so, come Selvaggia Lucarelli, Andrea Scanzi, lo stesso Cruciani e altri, sono stati inghiottiti da celebrità americana, come Cher, che di followers ne ha 1,8 mln circa e che ha twittato:

SOME PASTA CO. CEO IN ITALY DOESNT WANT,MY GAY FRIENDS EATING HIS PASTA!! HES CRAZY

con 1400 RT.

 

Ma veniamo all’altra campagna che fa molto discutere, i #Guerrieri dell’ENEL.Penso che tutti l’abbiate almeno intravista, sicuramente hai occupato i media in maniera invasiva? Forse è poco, visto che è peggio di una colonscopia! Ogni schermo aveva un guerriero. I Wu Ming, collettivo narrante e narrativo, hanno iniziato prima un analisi e poi una contro-campagna. Perchè? Enel non è il massimo dell’etica nel condurre le sue attività, anzi, tutt’altro. Sono tante le questioni sui danni ambientali nel mondo, dal Sud America al Niger, per non parlare dei disservizi sul nostro territorio.
La campagna si sta rivelando un flop, pesante, soprattutto perché la controcampagna sta ottenendo gradi risultati. Va sottolineato come #Guerrieri abbia avuto un basso engagement nonostante l’uso della community Zzub.

Vi consiglio di leggere qui un’analisi esaustiva di Matteo Flora, riguardo l’uso di Zzub e su come la controcampagna stia coinvolgendo molte persone.

 

Quello che ricavo è che il successo di una controcampagna è sempre determinato dalla combinazione dell’offerta della campagna primaria, in questo caso #Guerrieri di ENEL, combinato con la reputation, concetto chiave che vediamo non essere ancora del tutto acquisito. Se sei un gigante coi piedi d’argilla, immagine che Diderot usò per l’impero russo e che prese dalla Bibbia, è possibile che qualcuno possa non essere d’accordo. La viralità della rete è, per fortuna, ancora biunivoca, come dimostra anche il caso Barilla, dove si combina anche il concetto di globalità: anche gli influencer italiani stanno con te, non è detto che quelli di mercati più grandi, e appetibili, ti diano ragione.
Chiudo su Barilla. Io non credo sia una questione di omofobia e sono d’accordo che neanche un mugnaio che parla con una gallina sia una famiglia tradizionale. Però il capo di un’azienda incarna l’azienda e i suoi valori, quindi deve sempre misurare ogni parola o virgola. Poi è inutile chiedere scusa, come dice Daniele Chieffi in un suo post, perchè oltre la pessima figura e la credibilità che viene meno. Sulle scuse abbiamo anche visto una mancata strategia che sta causando altri danni. Spero anch’io, come Roberta Maggio, che Barilla faccia rinascere la voglia di buttare la pasta, ma non nella spazzatura, bella battuta davvero nel suo articolo su Europa, però devo modificare tutto. Sia Barilla che Enel non devono solo stupire con le loro campagne, ma credo che debbano fare qualcosa di più grande anche iniziando a pulire i loro sgabuzzini e a togliere la polvere da sotto i tappeti.