#4Maggio La favola della “Lombardia è pronta”, ultimo insulto leghista al paese

Spread the love
Attilio Fontana

Se Attilio Fontana, presidente leghista della Regione Lombardia, avesse un minimo di pudore dovrebbe dimettersi, così il suo assessore alla Sanità Gallera. Se ne conservasse almeno un minimo Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, partito di maggioranza in Lombardia dovrebbe chiamarlo ed obbligarlo, e lui sfruttare le sue quotidiane comparsate negli “approfondimenti giornalistici” di Barbara D’Urso e Massimo Giletti per chiedere scusa dopo quello che abbiamo visto in questo video.

 

 

UNA RELAZIONE COMPLICATA

La relazione complicata non è solo quella del presidente Fontana con la mascherina, ma anche quella con la comunicazione. Il video è un insulto alla Regione di cui lui è presidente e che è ancora il centro della pandemia di Covid 19 in Italia. Un insulto ai suoi cittadini, ai malati e alle vittime.

L’immagine qui sopra riassume la situazione del coronavirus nella sola Lombardia ad oggi 4 maggio 2020, che da sola paga un tributo pesantissimo di vittime, praticamente la metà di tutte quelle registrate a ieri in Italia.

Come dicevano però si tratta di una scena già vista: ai primi segni dell’epidemia da coronavirus il comune di Milano lanciò un’iniziativa simile con un video e l’hashtag #milanononsiferma. La politica provò da più parti a lanciare messaggi rassicuranti sulla pandemia. La Lombardia però è diventata la Regione più colpita dal coronavirus in Italia. Con il primo contagiato a Codogno, gli ospedali diventati focolaio a causa della mancanza di dpi e dell’inaspettata portata della malattia. E poi le zone rosse, le scene dei mezzi militari che trasportano fuori Regione le salme dei morti per Covid di Bergamo, le indagini in corso predisposte dalla magistratura italiana per appurare le dinamiche che hanno causato tanti decessi nelle Residenze Socio Assistenziali.

Bergamo 20 Marzo 2020

Un vero insulto anche per chi ieri ha vissuto quel ritorno fra una mobilità non assicurata, la stessa Trenord, azienda che gestisce il trasporto ferroviario nella regione aveva annunciato di non riuscire a garantire neanche la metà del servizio attivo.
Un vero insulto a chi è ancora in corsia e spera da malato di poter lasciarsi alle spalle la malattia e a chi indossa un camicie e sta lottando ogni istante perché questa speranza si trasformi in realtà!

LE  4D DI FONTANA

Era stato lo stesso presidente Attilio Fontana aveva annunciato un piano in 4 D per il rientro: “distanza, dispositivi, digitalizzazione, diagnosi”.
Nel video che sembra accompagnato da una voce che ha il tono di un highlander in salsa Alberto da Giussano, figura retorica tanto cara al fondatore dei lumbard Umberto Bossi, non c’è traccia di tutto questo. Anzi! Tutte le immagini sembrano contraddire le raccomandazioni non del governo Conte Bis, ma di tutti gli organismi sanitari che affrontano l’emergenza Covid 19 nel mondo.
Dove non poté il vaccino poté la Cassoeula!


Naturalmente le proteste non si sono fatte attendere e hanno intasato i social network, soprattutto da parte di molti residenti nella regione più ricca d’Italia che si sono sentiti presi in giro da questo video.
Fra l’altro Milano è il centro della comunicazione digitale a livello nazionale ed un centro importante anche al livello europeo e mi viene da chiedere come mai non sia stato contattato un videomaker che non sembrasse uscito dalla sagra del Taleggio.
Personalmente stupisce anche il silenzio di molti startuppari meneghini nel campo – quelli rimasti a bocca asciutta dopo la richiesta del “miliardino” a Di Maio –  che erano usciti fuori in massa dopo la pessima conferenza stampa di Conte tutti compatti sparando a ripetizione battute sui congiunti e proponendo meme a dire basta. Forse a forza di congiunti hanno preso la congiuntivite e hanno scansato i congiuntivi.

L’EVOLUZIONE

Appare sempre più evidente che la leadership di Salvini è ormai di cristallo, sia perché il blitz comune con il compare Renzi, i due golden boys Matteo&Matteo in salsa GEDI, si sta rivelando abbastanza fallimentare – ne è l’ennesima prova un video fatto dal politico toscano nella sua umile dimora con lo sfondo di qualche ettaro di parco – sia perché si stanno stagliano all’orizzonte due nuove figure nel firmamento politico nazionale.

Lo scontro fra lo sceriffo De Luca, quello dell’exploit dal “fratacchione” Fazio, e l’attuale governatore veneto Zaia è inevitabile ed inoltre è incominciato ben prima, quasi un mese, già da regioni chiuse e regioni aperte.
I motivi sono tanti. De Luca, soprannominato lo sceriffo, incarna anche per la parte di un centro-sinistra sempre più bianco, quell’idea di uomo forte che piace tanto alla gente. L’uomo che decide e che non solo sa rispondere in tv in maniera simpatica ma sa anche apostrofare e contrastare le regioni del Nord.
Zaia è un cinquantenne che ha uno stile che contrasta moltissimo con quello di Salvini, sia per il modo di presentarsi, sia perché viene da esperienze amministrative già collaudate e ha qualche asso nella manica nella sua storia personale. Certo nella Lega si consuma in questo momento una guerra civile che arriva in superficie solo in pochi casi, ma c’è soprattutto perché non solo il futuro è da scrivere, ma anche il presente.