#3Agosto Cruyff, Cavallo Pazzo ed il talento

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“E dopo la cultura voi parla’ pure de Talento!?!”
Eh si. Visto che è il primo vero post agostano e che gli ultimi post di questo piccolo blog dal cervello modificato sta andando molto oltre le aspettative del suo “scalpellatore cerebrale” mi è venuto in mente un’altra cosa: e il talento? Sappiamo davvero cos’è il talento? Se ne parla sempre tantissimo, non solo per il format dei talent show, ma anche per il mondo aziendale. Siamo pieni di inviti a cliccare ed acquistare qualsiasi magico corso che posso insegnarci come sviluppare il nostro talento in una decina d’ore. Quando leggo quegli annunci mi chiedo sempre: se davvero è così facile perché chi propone quei corsi non lo usa e fa magari qualcosa di diverso? Poi se ne parla sempre come espressione legata al mondo del calcio. Il signore che vedete nella foto è Johan Cruyff, capitano della nazionale olandese ai mondiali del 1974. Considerato fra i migliori giocatori di ogni tempo. Cruyff aveva una così straordinaria che serve sempre in coppia con il talento: la visione.

Una visione molto grande è necessaria e l’uomo che la sperimenta, deve seguirla come l’aquila cerca il blu più profondo del cielo.
Questa frase è attribuita al capo Sioux Cavallo Pazzo, uno degli uomini più saggi e coraggiosi della nazione dei nativi-americani. Il talento viene inteso come la capacità di fare una determinata cosa, in maniera più o meno frequento, diciamo con la capacità di padroneggiare questa capacità. Eppure senza un vero motivo, senza la capacità di saper capire cosa fare con questa capacità il talento appassisce. Non siamo delle marionette o degli autonomi che si attivano quando si mette un gettone. Siamo essere umani ed abbiamo bisogno di motivi per poter crescere e proseguire lungo la nostra strada. Se le donne e gli uomini si fossero accontentati lungo l’arco della storia forse saremmo ancora dentro delle caverne – naturalmente c’è sempre chi lo rimpiange, ma c’è gente che del lamentarsi ne ha fatta una professione!

Uso spesso una citazione di Picasso che recita: Ci sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla, ma ci sono altri che con l’aiuto della loro arte e della loro intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.
Alcuni uomini hanno sviluppato una loro capacità sensoriale e sensitiva e sono riusciti ad ottenere degli artefatti mirabili. Quelle che noi chiamiamo “opere d’arte”. Ho detto questo proprio ad uso provocatorio, come è fondamentalmente una delle caratteristiche dell’arte, ma anche perché una visione spesso è provocatorio, ha al suo interno, nelle sue intenzioni quel desiderio di andare avanti ed anche sovvertire la situazione corrente. Il talento deve essere inserito in una visione che porti ad un avanzamento dello stato di cose, un avanzamento che possa riguardare più campi e più persone possibili.

L’unica cosa che hai che nessun altro ha sei tu.
La tua voce, la tua mente, la tua storia, la tua visione.
Quindi scrivi e disegna e costruisci e suona e balla e vive come solo tu sai fare.
Trovo sempre d’ispirazione questa frase di Neil Gaiman, scrittore-sceneggiatore che considero una sorta di punto di riferimento. Il talento, la visione, esaltano quella che è la nostra “singolarità”, il nostro essere unici. Bisogna che comprendiamo che solo rispettando e facendo crescere questa unicità saremo persone migliori che possono vivere meglio. Si può e si deve fare sin da piccoli, capendo che il gioco è la miglior scuola possibile e che il rispetto è la regola principale da seguire. Forse può essere l’unico modo per superare quello che in fisica si chiama orizzonte degli eventi, quella superficie intorno ai buchi neri dove velocità della luce e velocità di fuga dei corpi si equivalgono. Se continuiamo in questa sterile educazione al fascismo dell’apparenza cosa otterremo? Cosa stiamo ottenendo se non un pianeta in pieno agli squilibri? Solo se noi avremo cura del nostro talento e della nostra visione potremmo tornare a vedere quella macchia gialla che chiamiamo sole in una maniera diversa.