#21luglio Chiara Ferragni: Testimonial vs. Influencer

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C’è stato molto rumore e trambusto, francamente anche troppo, per la visita a sorpresa di Chiara Ferragni, una delle influencer più note al mondo, non si sa perché oggi ribattezzata “imprenditrice digitale”, e la visita notturna a sorpresa dentro il Museo degli Uffizi dopo uno shooting per la rivista Vogue. C’è stato tanto rumore per le dichiarazioni del direttore del museo che l’ha accompagnato in mezzo ad una delle gallerie più famose al mondo, riaperta da poco per l’emergenza pandemia, celebrando e paragonando la bellezza della Ferragni a quella della Primavera del Botticelli. Perché tanto rumore per questa visita a sorpresa ha scatenato gli hater della rete contro la Ferragni?

Io non seguo la Ferragni, la ricordo all’inizio della sua carriera di influencer e devo dire che si è mossa molto bene: un libro, un documentario che parla di lei, addirittura una hit estiva con Baby K, frequentatrice delle dancefloor italiane solo con il sole a picco. Anche la vita privata, il matrimonio con il rapper italiano Fedez e la nascita del loro figlio Leone, sono stati momenti che hanno creato sempre più seguito. Chiara Ferragni in questo modo è passata da influencer a testimonial. C’è differenza? Si.

Sono due modi di ragionare molto diversi perché vengono fuori da mondo diverso: il primo è figlio della cultura televisiva, l’altro invece della rete e ancora di più dei social. Normale che siano fenomeni con caratteristiche diverse e linguaggi diversi, anche se, ricordiamolo ci muoviamo in una cornice di forte compenetrazione dei fenomeni, una zona liminale fortemente borderline. Il testimonial è la figura che usa la sua presenza per “testimoniare” un prodotto o un evento: dal detersivo agli antifurti per auto. Ancora oggi vediamo i personaggi televisivi affannarsi a dire e decantare la qualità di un prodotto, “talmente buono che anche io non ne posso fare bene”! Negli spot o nelle sponsorizzazioni c’è sempre qualcuno sorpreso che una celebrity usi quel prodottosi. Siamo di fronte ad un meccanismo fortemente televisivo con è stato usato per tutto, elezioni comprese! Un fenomeno che presuppone la distanza fra le persone “normali” ed il dorato mondo delle celebrities, una distinzione che vien fuori dalla Hollywood degli anni d’oro e che è sempre stata mantenuta nell’immaginario collettivo più che nella vita pratica. Lo testimonia un fenomeno che ancora oggi è fortissimo: il gossip.

Diverso è il discorso sull’influencer che di solito nasce sulla rete, sui social, imponendosi all’attenzione perché propone dei contenuti su qualcosa in maniera più o meno settorializzata, moda, make-up, videogame e molto altro. Il concetto è proprio quello che “influenza” la sua nicchia, che riesce con il suo lavoro a trasmettere un contenuto, un messaggio, sul suo territorio ed in campi limitrofi di “influenza”. L’influencer domina la sua materia e tramite le sue capacità le trasmette, le comunica a chi la segue.

Cambiano anche i fan: si passa da audience a follower. Sembra una semplice parola però c’è un tipologia di partecipazione più attiva rispetto a quella che è la tv nel mondo della rete, specialmente oggi dove tutti hanno la possibilità di accedervi grazie ad i loro smartphone. Certamente viviamo un periodo in cui ci sono casi in cui i piani si sovrappongono e naturalmente anche i comportamenti. La tv ormai non vuole arrendersi al suo declino, i programmi più visti sono l’informazione, la serialitá ed i factual, ma l’industria del gossip ha bisogno di nutrirsi!

Chiara Ferragni sa gestirsi molto bene. Nella faccenda chi, a mio avviso esagerato è stato il direttore degli Uffizi, col suo discorso della bellezza e dell’arte paragonato alla modella. La nascita di Venere di Botticelli è un’eccellenza di bellezza per la modella o per la capacità del Botticelli? A questo dovrebbe rispondere il direttore del museo!
La Ferragni è una “celebrity” molto conosciuta e questo la porta ad avere anche una quota sempre più crescente di haters, di persone che la criticano a priori! Molto la benedicono perché una icona per milioni di giovani è in un museo. Sicuri? Come c’è in un museo? Come viene inserita in uno degli scrigni dell’arte mondiale come gli Uffizi in un periodo dopo il lockdown che gli ha visti chiusi? Qui il ragionamento del testimonial muore! All’appassionato d’arte, al frequentatore di musei che la celebrity possa andare al museo e lui no, non piace per niente! Io credo poi che non basti neanche far vedere che Chiara Ferragni va agli Uffizi per far aumentare le visite al museo in automatico. Magari all’inizio ma nel medio-lungo periodo no. Serve un’iniziativa di comunicazione più completa, che tenga conto dei comportamenti, degli habit di chi va in un museo! Il pubblico dell’arte, quello delle mostre e dei musei, tornerà a farlo Ferragni o non Ferragni, però se si fa un’iniziativa di comunicazione sbagliata si rischia di dirottarlo ad un altro museo, l’Italia abbonda!
Io non ho nulla in contrario contro questa operazione, non dimentichiamo che segue quella di Mahmood, il cantante afroitaliano, che ha girato il suo ultimo videoclip al bellissimo Museo Egizio di Torino. Aprire il museo è un trend che già esisteva ed era forte negli ultimi anni del millennio scorso, però come sempre le cose vanno fatto avendo un disegno completo. Qui non era chiaro quale fosse l’obiettivo primario: sostenere il brand Ferragni o il brand Uffizi? Una domanda che chi si occupa di comunicazione deve sempre farsi! Io sono convinto che comunque questa azione porterà un aumento dei visitatori per gli Uffizi, ma credo si possa e si debba fare molto di più per sostenere la cultura museale, anche con azioni più forti rispetto a quelle dalla visita della Ferragni. Però un’azione di comunicazione va ragionata, pianificata e programmata! La mia non è una questione di sacralità dell’arte, chi mi conosce sa che amo proprio il contrario,sono convinto che l’arte abbia una forte natura sia sacralizzante sia dissacratoria, solo che bisogno sempre avere un progetto ed un piano per fare le cose. Perché? Perché altrimenti si rischia di avere l’effetto di un vegano che va a visitare un mattatoio pieno di carcasse di animali.